(ROAR) Dannati Crematory! Rieccoli! Per la 17° volta! Prendono la loro pionieristica tendenza gotica, la ricollegano sia alle origini death, per poi attaccarci l’evoluzione industrial e quella elettronica quasi ballabile, iniettando energia ed una potenza tuonante scatenata dalla chitarra di Rolf Munkes, ormai in line up da un decennio, al fianco degli elementi storici ed originali, ovvero il vocalist Felix Stass, la tastierista Katrin Jüllich e il batterista Markus Jüllich. La title track convince subito, diamine, è intrigante! “The Future Is a Lonely Place” ha un tocco spaziale, epico, cosmico, senza confini, mentre l’elettronica domina nel brano in lingua madre “Welt Aus Glas”. Buona la cover dei Type O Negative, provocante e teatrale “After Isolation”, misteriosa e con un richiamo agli anni d’oro “My Own Private God”. Incalzante e modernamente old school “Days Without Sun”, sensuale “Deep In The Silence”, drammatica e pregna di note nostalgiche “Banished Forever”. Sognante, ottimista e melodica “Ashes Of Despair”, meravigliosamente costruita sulle tastiere “Toxic Touch”, prima della conclusiva e coinvolgente “Das Letzte Ticket”. Un album libero. Senza vincoli. Dopo 34 anni i Crematory sono giustamente privi di regole preimpostante, non devono dimostrare più nulla, più niente… e “Destination” li rappresenta in maniera eccelsa, sia nei picchi che nelle cose più normali. Parliamoci chiaro: dove la troviamo un’altra band del genere, così reale, così sincera?

(Luca Zakk) Voto: 9/10