copdawnoftda3(Nemeton Records) È l’aria l’elemento protagonista del quarto capitolo, su sei previsti, dei Dawn Of The Dark Age. L’aria, l’elemento leggero, quello della vita. Intro e outro e tra loro quattro pezzi tra i sette e i circa dieci minuti, come sempre delle suite che svolgono un tema, lo allevano e lo plasmano. Le canzoni dei Dawns sono questo: poetiche sonore in evoluzione. “Argon Van Beethoven” che segue l’intro dell’album, è aggressiva, ma nella sua parte centrale apre il fianco al clarinetto e a un’andatura sognante e malinconica insieme. “Children of the Wind” morde l’andatura in low tempo e s’innalza ad essere un black epico. “Darkthrone in the Sky” – titolo e testo in omaggio ai Darkthorne – è oscurità e “Jukai” è Burzum di un tempo, ma con le tipiche finezze dei DOTDA. Sotto certi aspetti “Air” è molto più black delle ultime due prove ascoltate, QUI e QUI, almeno è questa la sensazione dominante dopo i tanti ascolti che permettono di riconoscere ogni scorcio come un disegno voluto da Vittorio Sabelli (poli strumentista e autore delle musiche) e da Lys, voce, e Diego Tasciotti, batteria.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10