(Aural Music) Finalmente! Attendevo il secondo disco degli inquisitori francesi Ecclesia, i quali mi avevano fatto un’ottima impressione in occasione del loro debutto del 2020, “De Ecclesiæ Universalis” (recensione qui). Lo stile rimane immutato, per fortuna, ma la qualità dei brani è cresciuta moltissimo, per non parlare della produzione che ora rende onore alle intricate divagazioni liturgiche, farcite di vero metallo, di doom, di black… il tutto con l’ugola di Arnhwald R, anch’essa più incisiva, più graffiante e più occulta che ma! Ovviamente minaccioso l’intro “Vade Retro”, perfetta premessa per “If She Floats”, capitolo che regala un doom glorioso, con un riff massacrante, incalzante, il tutto dominato da questo vocalist rabbioso capace di un refrain memorabile… il tutto con gli immancabili organi liturgici, organi che crescono con prepotenza nella bellissima “Et Cum Spiritu Tuo”, altro brano micidiale, dal quale emerge la scuola dei nostrani Abysmal Gief. Pesantissima e decadente “Antecclesia”, pazzesca la title track, nella quale -sopra la perversione dell’organo- tuona un metal quasi power, epico fino all’osso, con un vocalist che entra con prepotenza dentro gli ambiti dell’heavy metal più puro e grandioso. Per una band i cui gli stage names dei componenti spaziano tra Frater Ignis Sacer, The Witchfinder General e Conrad the Inquisitor, non poteva certamente mancare una canzone come “The Exorcism”, un altro esempio di organi che stendono un tappeto mistico per un heavy-doom classico ma con evoluzioni intelligenti, contorte, decisamente avvincenti. Tuonante “Ereptor Verae Fidei”, con le linee vocali che arrivano con furia fino al growl, mentre le melodie che sfiorano spunti etnici avvincenti. Lacerante “Redden the Iron”, traccia arricchita da un bell’assolo, pregna di dannazione “Harvester of Sinful Souls”, prima del calare del sipario sancito dall’outro cerimoniale “Quis ut Deus”. Fuoco purificatore, spade benedette per tagliare le carni di chi si è macchiato di vile peccato; un viaggio dentro il dodicesimo secolo e l’epoca oscura della Santa Inquisizione, qui messo in musica con stili superlativi, sfiorando oltre ai citati Abysmal Gief, i Candlemass, i Black Sabbath, Ronnie James Dio, i Reverend Bizarre e tutte quelle band che hanno mostrato il crocefisso come un simbolo di spargimento di sangue anziché portatore di pace e armonia. Gli Ecclesia son epici, graffianti, tanto luminosi quanto tetri, si muovono dentro confini ben definiti ma decisamente vasti; non temono di includere divagazioni provenienti da altri sottogeneri metal, evitano di essere solo ‘liturgici’, solo ‘heavy’, o solo ‘doom’, riuscendo ad offrire un genere corposo, ampio, succulento il quale, alla fine, è ancora più doom del doom stesso! Un album da sparare a tutto volume, ricco di tecnica e di idee, di melodie e virtuosismi, di riff irresistibili. Un album che offre poderosi spunti per un headbanging massiccio… ma anche un album che ama farsi ascoltare alla fioca luce di lugubri lumi votivi, mentre l’odore dell’incenso si mescola a quello dello zolfo, diffondendosi soffocante nell’aria, nell’atmosfera, nell’etere. Nei meandri più profondi dell’anima.

(Luca Zakk) Voto: 9/10