(Avantgarde Music) Nuovo progetto che tuona dalla Svezia con membri di bands quali Stilla, Setherial ed altri… anche se la line up non viene intenzionalmente rivelata. Questo alone di mistero si estende al moniker e pure al titolo dell’album: nonostante la band sia nordica, la scelta dell’idioma è caduta sull’Occitano, lingua romanza parlata nel sud dell’Europa (Occitania, ovvero la Francia meridionale) che fu oggetto di descrizione anche da parte di Dante Alighieri. Il moniker sembrerebbe significare ‘Abominio’ mentre il titolo pare sia estratto da un verso della bibbia (probabilmente Apocalisse 22,15). Inoltre, per allontanarsi un po’ dalle radici delle bands di appartenenza, i musicisti qui coinvolti hanno voluto aggiungere caratteristiche ‘mistiche’ all’album: registrazione in presa diretta avvenuta in inverno, dentro una cappella dispersa nei boschi, senza riscaldamento (per stimolare la creatività), con supporti analogici e senza l’ausilio di aiuti tecnologici come le click track. Altro dettaglio riguarda i contenuti, visto che l’album è di fatto un concept filosofico costruito con indovinelli e suggerimenti ispirati da vari scrittori horror, tra questi il gallese Arthur Machen (autore de ‘La gloria segreta’) e l’americano Clark Ashton Smith, creando un percorso che parte dalla volontà di estinguere di tutte le stelle dell’universo, arrivando poi agli ultimi esseri viventi che contemplano i pochi astri rimasti alla fine dei tempi. Tuttavia queste sono le uniche informazioni diffuse: non ci sono altri dettagli o rivelazioni, in quanto gli artisti desiderano che sia l’ascoltatore quello che si lascia andare, approfondendo, senza indizi o preconcetti mentali derivanti dalle dichiarazioni della band o dai nomi degli stessi membri. L’idea di base non è malvagia, anzi, dimostra un certo impegno ed una sostanziosa ricerca da parte degli autori per arrivare all’intero concetto. Musicalmente le sei tracce sono black metal ricco di tecnica, mai banale, con un intenso legame old-school, nonostante la registrazione analogica riesca ad esaltare gli strumenti con carnale intensità. C’è energia nella musica, c’è una radice tribale occulta e ci sono tutte le varianti che caratterizzano il genere: dal mid tempo alla melodia, caratteristiche che troviamo su brani quali “To Envy The Corpses”, ci sono arpeggi, blast beats furiosi, contorsionismi negli arrangiamenti, occasionali keys che rendono l’impatto più teatrale (come su “Antediluvium”). Un album intenso e sostanzialmente per intenditori, un album di culto che emette un marcato odore di zolfo… con linee vocali che veramente suonano come se venissero diffuse dentro un ambiente echeggiante, come una grotta o -appunto- una cappella. Un album tanto scorrevole, quanto impegnativo: è veramente tutto nelle mani all’ascoltatore, il quale davanti a quel bivio può scegliere la via più facile, con un ascolto superficiale, o puntare direttamente a quel percorso sinistro, lasciandosi trasportare, indagando, ricercando, facendosi influenzare dalle innumerevoli provocazioni sia musicali che culturali contenute in questo interessante debutto.

(Luca Zakk) Voto: 8/10