(Nuclear Blast Records) Sono passati cinque anni da “Mourn The Southern Skies” (recensione qui), album che sancì il come back degli Exhorder ben ventisette anni dopo il loro secondo lavoro “The Law”. Un ottimo ritorno in grado di rilanciare la band statunitense, non fosse stato per la pandemia che ha praticamente fermato il mondo, incluso quello musicale. Con il solo Kyle Thomas superstite della formazione originale, ora tornata a quattro elementi, con lo stesso Kyle alla chitarra oltre che alla voce, mentre all’altra ascia troviamo l’ex Nevermore e Cannibal Corpse Pat O’Brien, la band torna ora con un album ancora più feroce e diretto del predecessore. “Defectum Omnium” è un disco che racchiude tutte le caratteristiche che hanno reso grandi gli Exhorder: brani senza fronzoli, che sanno pestare quando è ora di accelerare ed essere dannatamente groovy quando richiesto. Si parte con il thrash molto a-là Exodus dell’opener “Wrath Of Prophecies”, caratterizzata da un riffing incalzante che assalta l’ascoltatore alla gola, prima di finirlo con il pesantissimo rallentamento finale. “Forever and Beyond Despair” accenna qualche blast beat su un riffing di matrice punk, prima del repentino rallentamento a metà brano con una ritmica spezza collo. “The Tale of Unsound Mind” mette in mostra tutta l’anima doom e southern di Kyle, autore di una prestazione vocale da applausi a scena aperta, mentre “Divide And Conquer” è puro thrash metal, nato per scatenare il putiferio dal vivo, con “Defectum Omnium – Stolen Hope” la quale, dopo dopo un solenne e lugubre coro in latino, sembra partire a rotta di collo, prima di rallentare creando un’atmosfera molto vicina a quella di “Skullcrusher” degli Overkill. Groove, thrash, doom, southern ed un songwriting ispirato come non mai sono le caratteristiche che costituiscono il quarto tassello di una discografia di altissimo livello ad opera di una band che merita di raccogliere finalmente i frutti di una carriera frammentata eppure gloriosa.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10