(Tragedy Productions) Il cileno David Cofré è un polistrumentista che, in seguito ad una importante perdita nella sua vita privata, ha cercato attraverso la musica di sfogare quella disperazione che stava riducendo la sua vita in un deserto di dolore. La sua proposta artistica gira tutta attorno a “Catalina” (probabilmente quell’amore rubato dalla violenza di una morte improvvisa): c’è nel moniker, c’è nell’intera offerta, ovvero il demo “Catalina” del 2022, il primo album “Catalina (I, II, III, IV)” uscito digitalmente lo scorso dicembre e nell’album “Catalina (V, VI, VII, VIII)” uscito a febbraio. Se il demo contiene il brano “Catalina”, il primo album contiene quattro pezzi intitolati “I: C”, “II: A”, “III: T” e “IV: A”, mentre -cosa intuibile- il secondo propone i brani “V: L”, “VI: I”, “VII: N” e “VIII: A”, per completare il cerchio, per sfogare ogni sentimento, per esaltare quel nome, promettendo memoria ed eterna devozione. La release qui recensita è di fatto una proposta dell’etichetta, la quale contiene una variante dell’intero “Catalina (I, II, III, IV)”, il brano del demo e una versione demo di “I: C”, praticamente l’idea primordiale della durata di tre minuti e mezzo che poi è cresciuta fino al quasi quarto d’ora del pezzo definitivo. Black metal depressivo alla massima potenza, con una espressività superlativa, qui resa tragicamente e sentimentalmente estrema, con quell’impeto straziante alimentato dal vuoto scioccante, dalla disperazione, dal terrificante tornado di dolore che riesce a fare a pezzi ogni mente ed ogni psiche, con l’aggravante del morso stridente del senso di colpa, del rimpianto, fino alla dolorosa bellezza solare dei ricordi, l’unica cosa che -alla fine- rimane. Tecnicamente a cavallo tra il lo-fi volutamente amatoriale e il DSBM lineare, con una potente e ricercata trama teatrale, “Catalina” è pura e suprema decadenza, la musica giusta per la giornata uggiosa, per le tenebre senza fine, per una irreversibile solitudine dell’anima.

(Luca Zakk) Voto: 8/10