(Emanzipation Productions) Signorine di Città del Messico piuttosto violente le Introtyl, visto come il death metal che propongono sia così veloce e serrato, tale da ricalcare certe mazzate senza ritegno dei Deicide. La band tutta al femminile registra e pubblica il suo secondo album, quattro anni dopo il precedente “Creation of Insanity”. Kary Ramos si lancia in un growl spietato, non troppo gutturale e tanto che qualche strofa risulta comprensibile. Ad ogni modo la Ramos non sfigura davanti al muro sonoro delle sue amiche. Sariux Rivera al basso, Rose Contreras alle chitarre e Annie Ramírez alla batteria. Quest’ultima si dimena tra rullate e pattern che nella sostanza rispettano le andature dei pezzi, senza evoluzioni particolari ma indubbiamente calzanti ai toni lugubri o violenti che i riff di Rose Contreras producono. La chitarrista messicana effettivamente infonde il seme dello stile dei Deicide, qualcosa alla Momnstrosity e qualche melodia inquietante alla Obituary. Introtyl si distinguono però per il loro passo svelto, nel quale il riffing ha luogo tra melodie brevi e assurdamente torbide e inquietanti, alternate da plettrate ritmiche ossute, possenti e scandite. In ciò qualche bridge un po’ crust rende il tutto ancora più spedito.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10