(Signal Rex) Da Sarajevo giungono al debutto gli Izrod, band composta da musicisti esperti e già molto attivi sulla fervida scena bosniaca (i quattro provengono da acts quali Cave Ritual, Void Prayer, Lustblood, Bestias e moltissimi altri). Un altro progetto, un’altra band che si aggiunge allo già sconfinato scenario black metal? Si, forse, ma questo album dichiaratamente registrato durante ‘freddi inverni ed estate umide, tra il 2020 ed il 2023’, offre qualcosa di nuovo, di incisivo, di marcatamente originale ed identificativo… non tanto nel genere fine a se stesso, ma nel genio artistico usato per scolpire questa musica estrema. Basta ascoltare con attenzione la lunga opener “Prokleto gorje” per rendersi conto che una apparente stile aggressivo a-là Marduk, lascia spazio a linee di basso monumentali, ad evoluzioni melodiche epiche, ad assoli dinamici, potenti, sicuramente più vicini a generi quali heavy e speed che black metal. “Crno srce grmi bijesno” dura la metà della precedente ma alza il tiro: teatralità oscura, cambi di tempo tra il prog e l’avantgarde, riff di una pesantezza inaudita che lasciano spazio ad un incedere trionfale sferzato da una chitarra solista micidiale. “Siva smrt”, nel tuo turbinio sonoro apocalittico, oltre ad offrire linee di basso divine, invita subdolamente ad ascoltare cosa riesca a fare il batterista… e non parlo della scontata devozione ai ritmi sparati a velocità disumane (i quali non mancano,) piuttosto di piccoli ma geniali ricami a pattern ritmici tradizionali… concetti che la successiva “Tibet više nije Tibet” espande ulteriormente, inoltrandosi su sentieri ancor più tortuosi e ormai ben lontani da qualsivoglia regola scritta o meno del black metal. Sembra già abbastanza? No, perché “Sarajevski Odisej” osa andare oltre ogni baratro artistico, introducendo dissonanze, aperture ritmiche seducenti, assoli ancor più passionali, verso un libertinaggio sonoro poi celebrato dalla tetra e conclusiva “Od zime, vlage i muke”. Black metal nel profondo, certo, nelle radici, nel DNA, ma questa musica, tuttavia va oltre, spazia più lontano, si lascia andare a divagazioni di ogni tipo… sempre ben collegate tra loro e con il genere di base, ma capaci di mettere in mostra virtuosismi di ogni genere, un groove progressivo inarrestabile, aperture jazz ed una potenza di fuoco semplicemente letale!

(Luca Zakk) Voto: 9/10