(Argonauta Records) Ricordo ancora il loro primo EP del 2014, e la loro disagiata presentazione (recensione qui). Un post sludge/black/doom libero da regole, dannatamente underground, sballato, strafatto, con tematiche sci-fi altrettanto disagiate. Questa incisiva band italiana, nel frattempo è cresciuta: un debutto full length nel 2016 (intitolato “II” per Drown Within Records), ed ora l’approdo al regno dell’Argonauta Records, etichetta sicuramente perfetta per questa iniezione di suoni distorti, urla strazianti, rumori al confini del noise e riff pesanti ma scintillanti in maniera accecante. Tematicamente il nuovo disco si allontana dagli argomenti visionari per soffermarsi sulle svariate forme di disperazione del genere umano ed i suoi insormontabili limiti nei confronti della sofferenza della vita, e della morte. Stupenda “Shapeshifter”: sferzata da vocals tormentate, risulta incisiva e graffiante all’inizio, per poi evolvere verso un senso di oscura pace interiore, verso una conclusione che sta a cavallo tra il dark ambient ed una venatura deliziosamente blues. Il post metal che caratterizza i John, The Void emerge in tutto il suo tetro splendore con “Dark City Of Error”, un brano melodico, provocante ma decisamente isterico ed instabile, ricco di venature cristalline perfettamente incastrate nell’irrequietudine dei riff, convergendo ancora una volta verso quella ricerca di pace interiore, ovvero lo scopo dichiarato dell’album stesso. Lenta e lacerante “Silent Bearer” (introdotta dalla strumentale title track), un brano con altre teorie melodiche ricche di malinconia, gloriosamente stuprate dalle disumane linee vocali. Dark ambient di pregiata fattura con “A Cold Becoming”, black metal devastato dal doom con una ipotesi sinfonica e teatrale su “Cursed”, prima della conclusiva “A Permament Change”, un capolavoro di oltre tredici minuti nel quale la band amalgama melodie intense con ritmi post metal scanditi da linee di basso provocanti e vocals prive di speranza. Una band che ha saputo farsi avanti sulla scena con personalità, umiltà ma forte determinazione: dall’EP auto prodotto… fino al secondo album con una label di livello, mantenendo un crescendo stilistico e qualitativo irreversibile. “III – Adversa” è una album incentrato sul post metal che riesce ad inglobare in modo creativo ed intelligente diverse altre varianti le quali spaziano dal doom al rock, dall’ambient al noise, non dimenticando una visione che abbraccia anche il black. Per una band che cinque anni fa mi si presentò con un laconico “la band vede la luce nel 2013, e dopo vari cambi di line up si stabilizza. Il resto è disagio”, direi che il passo avanti è mostruoso, tale da farli uscire completamente dall’ambito underground!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10