(Seance Records) C’è da non crederci, eppure i Kafirun sono canadesi. Strano, hanno un suono così europeo, eppure… Penso che già dal nome dell’album si possa intuire come i nostri si propongano con una musica rituale e solenne, un black di marca diciamo, dove gli influssi alchemici e magici son molto pronunciati. Il genere è senza dubbio il black e come poteva essere altrimenti, ma black moderno, dove suoni e melodie discrasiche si scontrano con possenti strutture musicali sorrette da un comparto ritmico serrato e maestoso. I riff costruiti su questa rocciosa struttura sono degli schiacciasassi, macchine belliche che sparano sfuriate metalliche incontrollabili. E su tutto troneggia una voce ipnotica di un cantante/sciamano con i suoi potenti incantesimi canori. Mai come in questo genere le liriche sono fondamentali e vi assicuro che dandoci una sbirciata non ho trovato nulla di rassicurante in ciò che vien detto e invocato… Insomma, qui si sa che la parte musicale è uno strumento al servizio dei testi, ma per chi fosse interessato solo al comunque non banale lato sonoro beh, sappiate che troverete una musica di qualità e d’atmosfera, leggermente malinconica ma anche coinvolgente. E scusate e se è poco. Atavici.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10