(Nova Records) I Kalah hanno pubblicato il predecessore di “And Yet It Dreams”, il primo album “Descent into Human Weakness”, con la tedesca Pure Steel Records. Ora è dunque un’etichetta italiana, proprio come i Kalah, a dare spazio al loro electronic-metal. “And Yet It Dreams” è un grumo di metal dalle caratteristiche sonorità djent, modern e thrash/groove metal, con riff a tratti pomposi, possenti e spesso inframezzasti alla maniera dei Meshuggah, giusto per dare un termine di paragone si sbrigativo ma esplicativo. A tutto ciò si aggiunge uno strato copioso di elettronica che a volte è ben mischiata alle trame metal, in altre magari è un eccesso. La scelta vocale, in alcuni tratti doppia grazie a un paio di ospiti più una terza ospite, femminile e maschile, si basa sulla performance di Claudia Gigante che sostanzialmente regge bene il concept futuristico e fantascientifico dell’album. Tuttavia non tutte le sezioni dei brani sembrano premiare la vocalità della Gigante, con la musica che non avere bisogno di un cantato oppure non di quella voce. Ciò accade sia Nelle situazioni thrash-djent metal oppure techno/electro. Sostanzialmente “And Yet It Dreams” è un lavoro che vuole spingere l’ambientazione e la musica stessa verso un universo futuro, conseguenza anche di un concept nel quale sono al centro l’Intelligenza Artificiale e come l’uomo la usa o pretende da essa. Nell’album i sei musicisti creano un miscuglio e fusione di stili che proprio questa coesistenza vuole superare barriere estetiche. L’intenzione è lodevole, diversi pezzi sono gradevoli e coinvolgenti, però gli arrangiamenti non sono tutti fluidi e proprio queste contorsioni e fusioni possono affaticare l’ascolto. Un album che in alcune sue parti riesce ad essere immediato o coinvolgente, in altre è meno fruibile. Però al giorno d’oggi si deve osare e i Kalah non si sono tirati indietro.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10