(Autoprodotto) Debutta questo trio americano, un trio che si abbandona ai labirinti emozionali del post metal strumentale, immensamente atmosferico, senza confini, contemplativo, misticamente catartico. Musica tanto pesante quanto ipnotica e rilassante, anche grazie agli innumerevoli dettagli inseriti i quali arrivano alla sognante chitarra hawaiana (lap steel guitar) nel brano “Flicker” o la voce narrante femminile su “Floater”. I pezzi offrono tutti una malinconia struggente che si intensifica in un clima post apocalittico per poi dileguarsi sorridendo verso un panorama brillante, pacifico, invitante e ricco di positività. Ipnotica la opener “The Difficulty Of Crossing A Field“, drammatica “Crown of Echoes“, trionfale “Truth“, imprevedibile e contorta “Reconciliation“. Le già citate “Flicker“ e “Floater“ sono piccoli capolavori, mentre c’è un ottimo contrasto tra musica pesante e melodie a tratti volutamente dissonanti su “Running Down The Sides“. C’è molto groove su “The Great Fault“, mentre la dimensione onirica della breve “One Wolf Watches“ immerge nella conclusiva e lunga “Dead Calm“, un brano ricco di variabili, incalzante, teatrale, pulsante… verso un finale che abbandona in una dissolvenza che guarda verso l’infinito cosmico. Il prossimo livello del mondo post metal: con brani più intensi, più aggressivi e più seducenti, i Lesotho -formazione figlia del periodo pandemico- colpiscono forte, in profondità, con energia, con stile, con suggestiva magia. La scelta di proporre musica strumentale, poi, amplifica le emozioni, mette in luce ogni favoloso dettaglio sonoro, evidenzia quei superlativi tocchi progressivi e offre all’ascoltatore una tela bianca sulla quale dipingere le proprie emozioni scatenate da questi dieci favolosi brani.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10