(Inside Out Music) Ne è passato di tempo ad quando nel 1997 Mike Portnoy, al tempo ancora membro dei Dream Theater, ideò questo super gruppo come percorso parallelo alla band principale. Subito con lui il bassista Tony Levin (King Crimson) ed il tastierista Jordan Rudess che successivamente entrò a sua volta nei Dream Theater. All’epoca Mike voleva chiamare Dimebag Darrell alla sei corde, ma impegni personali di quest’ultimo portarono al coinvolgimento di un altro membro dei Dream Theater: l’axe man John Petrucci. La band pubblicò “Liquid Tension Experiment” l’anno successivo e poi anche “Liquid Tension Experiment 2”, un altro anno più tardi. Da allora, se non consideriamo “Spontaneous Combustion”uscito con il moniker Liquid Trio Experiment (in quanto Petrucci non era presente, causa impegni relativi all’imminente paternità), solo silenzio. L’anno scorso i quattro decisero di incontrarsi nuovamente, tutti assieme in uno studio dopo oltre vent’anni, considerando anche la reciproca inattività live… ritrovando immediatamente quell’alchimia unica, come se non il tempo non fosse mai passato, un’alchimia che permette loro di scatenarsi in virtuosismi impressionanti capaci di convogliare in brani strumentali di livello tecnico e melodico mostruoso. Le otto tracce sono stupefacenti e rivelano non solo l’immensa tecnica per la quale ogni membro è ben noto, ma anche una travolgente ‘semplicità’ di abbinamento, di arrangiamento, spesso migrato da stato di ‘jam’ a definitivo in un batter d’occhio, grazie all’infinita esperienza dei quattro virtuosi. Immensa e penetrante “Hypersonic”, suggestiva “Beating The Odds”, intima ed introspettiva “Liquid Evolution”, canzone un po’ orientale, un po’ jazzy. Riecheggiano i Dream Theater sulla poderosa “The Passage Of Time”, mentre il lavoro congiunto del batterista e del bassista su “Chris & Kevin’s Amazing Odyssey” è qualcosa di favolosamente destabilizzante. Geniale “Rhapsody in Blue”, la rielaborazione di un classico ormai centenario di George Gershwin. Provocante l’intimità di “Shades Of Hope”, prima della conclusiva “Key To The Imagination”, brano che offre una identificativa percezione di ogni singolo membro di questa immensa band. Spontaneità. Libertà di divagazione attraverso qualsivoglia genere musicale, con una capacità di arrangiamento, di ensemble e di evoluzione straordinaria. Di progetti progressivi ce ne sono tanti, sono molti anche i musici virtuosi della scena rock, ma questi quattro diavolacci, quando si rinchiudono in uno studio, non compongono e non registrano musica… piuttosto dipingono suoni su una gigantesca tela bianca, ognuno con una propria pennellata e, alla fine, quando fai due passi indietro e ammiri l’opera, altro non vedi che un maledetto capolavoro!

(Luca Zakk) Voto: 10/10