(Dark Essence Records) Una potenza illimitata, una boato sonoro che sconvolge, destabilizza, compromette. Dal prog al rock, dal blues al metal estremo, tutto attorno alla superlativa voce di Agnete M. Kirkevaag e dalle divagazioni growl del chitarrista BP M. Kirkevaag. Ma, attenzione, NON siamo davanti al solito disco di metal estremo female fronted con uno dei membri maschi che inietta quella dose di rabbia urlando in un microfono, no, non di certo. I Madder Mortem, per chi non li conosce nonostante gli ormai trent’anni di attività, sono pura poesia, sono arte musicale spinta oltre ogni limite, sono diversi stili musicali al servizio della creatività di questo gruppo iconico, poderoso, semplicemente unico. Come già affermai in occasione di “Marrow” (qui) anche questo nuovo ed ottavo lavoro ci mette dinnanzi ad un album che non è veramente descrivibile, tra l’altro -ancora una volta- capace di suonare diverso ad ogni spin, a secondo dello stato d’animo dell’ascoltatore e dei dettagli che Agnete e compagni decidono di svelare in quell’esatto momento. Subito immensa e imprevedibile “Coming from the Dark”, un labirinto di tematiche musicali pazzesco, con un’interpretazione di Anete incredibile. “On Guard” è sublime dark blues che evolve, cresce, provoca, prima di tornare mestamente e sensualmente a casa. Instabile e irrequieta “Master Tongue”, tra prog pulsante e death metal incandescente. Intima e sognante, ma anche ruvida “The Head that Wears the Crown”, emozionalmente tetra ed eterea la stupefacente “Cold Hard Rain”. C’è un crescendo catchy e una chitarra poderosa su ”Unity”, metal ultra progressivo con “Towers”, mentre su “Here and Now” emerge il lato sensuale della voce di Agnete, capace di spaziare attraverso ogni range con assoluta nonchalance. Metallo e disperazione con “Things I’ll Never Do”, prima del dark southern elargito dalla malinconica e conclusiva “Long Road”. Sapete una cosa? I Madder Mortem sono sempre immediatamente identificabili e fanno sempre la stessa musica; la cosa stupefacente è che sono identificabili solamente in quanto unici ed inimitabili, mentre la loro musica risulta sempre la stessa per il semplice fatto che non ha confini, che abbraccia ogni stile, ogni epoca, ogni genialità, inglobando tutto e diventando una nuova definizione di musica: con i Madder Mortem, o c’è musica -la loro-, oppure c’è un solo un silenzio assordante.

(Luca Zakk) Voto: 10/10