(Crime Records) La “Part 1”, uscita nel 2015, aveva posto le fondamenta della grandiosa power metal opera concepita (con un numero spaventoso di ospiti) dal polistrumentista norvegese Marius Danielsen; con la “Part 2” giungiamo alla consacrazione di questo progetto con un disco nettamente superiore a quello che l’ha preceduto. La lista dei guests è sempre nutritissima (Michael Kiske, ‘Ripper’ Owens, Blaze Bayley, Olaf Hayer, Michele Luppi, Mark Boals, Bruce Kulik, Matias Kupiainen, Tracy G, Jens Ludwig, Magnus Rosén, Vinny Appice…), e le vicende del platter si intrecciano addirittura con quelle del progetto Eunomia, gestito dal fratello di Marius, Peter… gli abitanti di Valley Doom stanno infatti fuggendo per la distruzione del loro regno e raggiungono i territori ‘amici’. Si comincia con la squillante “Rise of the dark Empire”, up-tempo dal refrain irrinunciabile, trionfale come un pezzo degli Heavenly o dei Dark Moor. L’arrivo ai “Gates of Eunomia”, celebrato da un breve intermezzo sinfonico, è l’occasione per l’intensa power ballad “Tower of Knowledge”, che ha i toni dei vecchi Rhapsody (e di quelli migliori). Il pomposo e positivo trionfalismo di “Visions of the Night” convincerà anche i più scettici, e il coro hammerfalliano di “By the Dragon’s Breath” vi spingerà certamente ad alzarvi dalla sedia col pugno alzato; un mid-tempo come “Crystal Mountains” spezza ottimamente il ritmo con altre cadenze e altre (e più cupe) atmosfere. Nel finale abbondano i brani pomposi e fastosi, e forse, se proprio vogliamo fare una puntualizzazione, c’è un eccessivo aumento di zucchero nel finale: “Angel of Light” e “Temple of the ancient Gods” procedono pressappoco sugli stessi pattern. Ma è bella anche la chiusa “We stand together”, fra folk e accenni di world music, con cui i protagonisti promettono vendetta all’Oscuro Signore. In un tempo in cui il power e i concept fantasy non vanno assolutamente più di moda, uno squillo di tromba per i nostalgici di tanti ‘Legendary Tales’ del passato…

(René Urkus) Voto: 8/10