MAYFAIR_ghosts_RZ.indd(Pure Prog) In un panorama cristallizzato come quello dell’heavy metal ‘classico’, i Mayfair rappresentano certamente una rottura. La musica degli austriaci può piacere e non piacere (ne ho già discusso qui), ma il loro prog/metal/rock/alternative e non so cos’altro non può lasciare indifferenti; “My Ghosts inside” è destabilizzante e inquieto come i dischi che lo hanno preceduto. Eppure, i nostri sono una band heavy metal che ha le sue radici negli eighties, altrimenti la loro musica non sarebbe poi tanto strana: è esattamente da qui, a parere di chi scrive, che viene la loro originalità, spesso stupefacente, talora (in una rarità di casi) stucchevole, sempre ‘problematica’. “Loss” fa pensare senza mezzi termini agli ultimi Anathema; di tutt’altro tenore la titletrack, indirizzata a un prog nervoso e vagamente sperimentale. Straniante “Desert”, mentre il brano più lungo, “When Angels and Demons meet”, presenta sei minuti e mezzo di progressive rock cervellotico e intricato, diviso fra cantato in inglese e in tedesco. Inquietante “Ghostrider”, mentre in “Andermal” ci sono toni che fanno addirittura pensare alla dark wave. Il disco si chiude su toni soffusi e intimisti con “Until we meet again”. Da sperimentare, anche per dire no.

(René Urkus) Voto: 7,5/10