(High Roller Records) Gli autori dell’album “Hymn To Abramelin”, pubblicato con Chainsaw Murder Records nel 1986, nonché del successivo “Extreme Cold Weather”, 1987, pubblicano un nuovo album a quattro anni da “Fracmont” (QUI recensito) che ha segnato il ritorno della storica band svizzera. Nel 2022 il decesso di Andy Kaina, cantante, il quale aveva però già deciso di fermarsi qualche mese prima e al suo posto Marcus Seebach. R.B. Brögi, chitarrista, è l’unico elemento originario rimasto in formazione del periodo iniziale, però Patrick Hersche, bassista, e Steve Karrer, batterista, sono due elementi che erano in formazione durante gli anni della Noise Records, dunque inizio anni ’90. V.O. Pulver, l’altro chitarrista e autore del materiale con Brögi, entra nei Messiah nel 2023. Lui che è membro dei Poltergeist e dei Gurd, è anche un produttore musicale e tecnico del suono, ha infatti lavorato agli album di Broken Fate, Burning Witches, Destruction, Nervosa e tanti altri. Dopo tutto questa ricostruzione storiografica sui Messiah resterebbe poco da scrivere, se non semplicemente che “Christus Hypercubus” è un vero gioiello! Se il precedente album ha avuto un suo senso e contenuto di qualità, “Christus Hypercubus” riporta nel 2024 l’oscurità funesta e tenebrosa tipica dei Messiah. Un insieme di death e thrash metal, con il secondo che eredità molto dalla tradizione teutonica ed entrambi tinti di nero, cromati di groove, rigati di qualche linea di hardcore e con chitarre, basso e batteria che si stratificano o interagiscono tra loro con una forza e letalità ammirevoli. L’album deborda di oscurità, la band non è affatto cristallina, rifulge dalla luce e si dirige verso un suonare cattivo, arcigno spesso energico, a volte ruvido ma con un senso della melodia che pervade ogni canzone. Un insieme melodico che ha un retroterra death e doom metal e non mancano soluzioni che rievocano i Black Sabbath, traslati però in un piano stilistico e di tempistiche ben più agili. L’opner e “Sikhote Alin” cattura da subito l’attenzione con la sua introduzione da film horror e rintuzza poi con il suo thrash cavalcante. “Christus Hypercubus”, “Speedsucker Romance”, tra i pezzi accattivanti ma non è il caso di fare un torto a nessuno dei dieci che costituiscono questo album ammirevole, moderno e concretamente trascinante. Le due chitarre sono perfette nel loro interagire, arrangiare e il lavoro alle pelli di Steve Karrer è necessario e fondamentale. Il cantato tra harsh e growl di Marcus Seebach completa questo quadro di potenza e oscurità eseguito con disinvoltura.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10