copmessiahskiss(Massacre Records) Fa piacere rivedere in pista, dopo un silenzio di ben sette anni, i Messiah’s Kiss: significa che Mike Tirelli ha vinto la sua lunghissima battaglia contro il cancro, ed è potuto tornare a esibirsi dietro al microfono! Fatti gli auguri, doverosi, bisogna però dire oggettivamente che il quarto disco della sua band non sfonda mai davvero. Ha diversi piccoli difetti: a parte il cambio di genere, che può piacere o meno (i tedeschi passano da un metal classico a un hard rock sbarazzino), è troppo lungo (la versione digipack in mio possesso ha addirittura 16 brani, per oltre 71 minuti di durata!), e troppo omogeneo (manca una ballad o un pezzo di rottura, se escludiamo una delle bonustrack, che peraltro rivisita semplicemente in acustico un altro dei pezzi in scaletta). Prese singolarmente, molte canzoni non demeritano, ma nell’insieme il disco suona troppo di maniera, e soffre dei cali inevitabili… Si comincia con l’hard rock energico di “Living in Paradise”, vicino a quanto propone la band di Matt Sinner; potente il coro di “Rescue Anyone? Rescue me!”, quindi Tirelli sfodera grinta e mestiere in “Survivor”. “Only Murderers kill Time”, dal canto suo, gioca anche con sonorità blues. I giri del motore aumentano esponenzialmente con la scoppiettante “Mission to kill”, quindi il suono si sporca un po’ con “Symphony of Sin”; poi, come si diceva sopra, il disco non può che ripiegarsi su se stesso, nella riproposizione, pur se dinamica, delle stesse soluzioni, e solo la conclusiva “Buried alive”, molto più metal oriented, risolleva l’ascoltatore e le quotazioni dell’album. Prendiamoci allora il buono dai Messiah’s Kiss e aspettiamo il prossimo disco, confidando che siano più in palla…

(René Urkus) Voto: 6,5/10