(Metal Blade Records) Il titolo di questo decimo album degli irlandesi vuole fare riferimento a come andrà a finire con la nostra cultura e la nostra storia, dunque il destino dell’umanità. Indipendentemente da chi siamo ciascuno di noi, la nostra vita rappresentata nella cellula della propria città o nazione è alla fine? Storia, miti e tradizioni ci spingono a domandarci “come finisce?”. Se lo chiedono i Primordial attraverso un album parzialmente visionario e spirituale in certi momenti, come in “All Against All” o la sagace “Victory Has 1000 Fathers, Defeat Is an Orphan”, nel quale tessono domande e possibili risposte apocalittiche attraverso un insieme che pesca dal folk e lo inserisce in un metal pagano e dalla portata black e blackened death metal. Maestosa l’opener nonché title track con il suo riffing epico e struggente, poggiato su un drumming quasi tribale e contornato da un basso cavalcante. “We Shall Not Nerve” è una corsa vorticante, un turbine di epica, black metal di taglio melodico e atmosfere degne di Dimmu Borgir e Satyricon di un tempo. I Primordial tessono trame melodiche che sono in continuo fermento e in ogni tipo di marcia, sia essa veloce o meno. Cementificando questo lavoro attraverso un equiparata suddivisione dello spettro sonoro, nel quale ogni strumento della band trova il suo giusto collocamento. Melodie che trovano ispirazione evidentemente da una tradizione celtica e non per questo tale da esulare anche un retaggio nordico. Maestosità, epica in questa musica che diventa un trasporto verso il tempo.

(Alberto Vitale) Voto: 9/10