(Drakkar Entertainment) Un pugno sui denti? Una bastonata sulla schiena? Un calcio ‘nel posto giusto’? È più o meno una cosa del genere il nuovo disco dei Sahg, il quale non va a cercare più alcuna cazzo di ricercatezza, puntando solamente a vomitare in faccia dell’ascoltatore una colata di metallo incandescente. Le cose viste negli album precedenti, l’ultimo dei quali “Memento Mori” uscito ormai una pandemia o due or sono (nel 2016, recensione qui), vengono meno: niente cose troppo sulfuree o dark atmosferiche, niente strizzate d’occhio al black, niente malinconia funerea, niente doom troppo tetro. “Born Demon” è veramente il demone ubicato nel girone più profondo ed antico degli inferi dell’heavy metal, che un bel giorno si rompe i coglioni e urla con tutta la sua forza ripristinando l’ordine infernale supremo… quello che non guarda a look di un tipo o dell’altro, tastiere si o tastiere no, ‘synth’, ‘symph’, ‘atmospheric’, ‘post’, ‘avant garde’… BASTA! Il vero metallo è una chitarra distorta, un basso rombante, una batteria tuonante a supporto di una voce che grida come se non ci fosse un domani! Questo è “Born Demon”, ignoranza e potenza, pugni alzati al cielo e urla guerrafondaie… mentre i testi gridano ribellione, pretendono libertà… soprattuto quella dalla morsa asfissiante della criminalità religiosa organizzata… oppure testi palesemente folli, come per la poderosa “Fall Into The Fire” che parla di un tizio che si porta a letto la figlia del diavolo… ovvero una ragazza con un padre non esattamente tollerante, specialmente nei confronti di chi ha osato profanare la sua ‘bambina’. ”House Of Worship” è metallo galoppante, la title track è il pezzo più doomy e diabolico dell’album, mentre il groove di “Descendants Of The Devil” stuzzica ed esalta! Seducente, perversa e molto melodica “Black Cross On The Moon”, altre tonnellate di metallo puro con “Evil Immortal”, mentre c’è qualcosa di diabolico nell’incedere di “Salvation Damnation”, qualcosa che diventa inquietante con “Killer Spirit (From Outta Hell)”. Intenso, strano e provocante il brano in lingua madre “Heksedans”, prima della conclusiva e minacciosa “Destroyer Of The Earth”, pezzo che fonde doom lento e cinico con un metal ‘n’ roll fuori controllo. Band completamente rinata, tra l’altro sotto forma di ‘trinità’… di trio, visto che Ole Hermann Walaunet è uscito dalla line up. In studio? Si sono arrangiati, perché solo loro sanno perfettamente quale suono devono avere questi dieci brani… tranne per gli affari di mixing e mastering, curati da Russ Russell, un signore che ha lavorato con un mondo di band, comprese Amorphis, Napalm Death e Dimmu Borgir! Riff micidiali e privi di pietà. Motori su di giri, carburante ad alto numero di ottani che brucia ed esplode senza controllo, generando del sano e fottuto heavy metal! Fidatevi! Considerate che lo scorso agosto, nella loro Bergen, ho partecipato alla listening session di questo nuovo lavoro… mentre la sera stessa li ho poi visti scatenarsi da vivo (qui), ve lo posso giurare: questo è il metallo del quale abbiamo tutti bisogno! Semplice, potente, diretto, cattivo e fottutamente ignorante!

(Luca Zakk) Voto: 9/10