(AFM Records) La Neue Deutsche Härte può essere ostica, in parte a causa della lingua che, al netto della vulgata, chi scrive trova il tedesco piuttosto musicale, soprattutto però per quel modo di suonare pomposo, maestoso e con toni opachi. Del resto il termine vuol dire ‘nuova durezza tedesca’. Tuttavia non è sempre così e Frank Herzig e gli altri, – cioè Jan Suk, chitarra, Luke Shook, basso, Nils Kinzig, batteria – ne sono la prova. Schattenmann presenta un album francamente accattivante. Lo si intuisce già dall’opener “Schattenland”, una canzone a dir poco ficcante. Tutto prosegue poi su quella linea, ovvero con il gothic originario della band, sempre di natura Neue Deutsche Härte, lasciato ormai molto dietro e con l’elettronica che rivaleggia con chitarre forti, grosse, enormi. Schattenmann conserva ancora oggi quel gesto d’impatto nei riff e lavorando bene sul ritornello, un elemento delle canzoni tale da sapere parlare al cuore dell’ascoltatore. Il tutto è sempre sospeso in un clima che EBM, una sorta di new wave, il metal e un fare che riporta al pop, di natura elettronica e quasi disco in certi casi – si ascolti “Schlag fuer Schlag” – convergono tutti in una dimensione ampiamente fruibile. Lo conferma la title track, oppure la semi-ballad “Ruf der Engel” o l’altra, “Naden und Faden”, e poi “Schwarz Religion”, una canzone un pochino Rammstein. La band centra l’obiettivo, forse allunga un pochino il brodo in alcuni contesti, anche a causa di qualche filler, ma “Epidemie” è un album gradevole e si ballerà parecchio nei locali dei paesi germanici.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10