(Sun & Moon Records) Non ha alcun senso confrontare un album dei transilvani Siculicidium con la discografia precedente o futura, o tutti gli EP o qualsiasi altra cosa finisca data in stampa con questo moniker: ed è questa la forza suprema, unica, trionfale, della band di Pestifer e Lugosi. Non ha davvero alcun senso, in quanto questo assurdo duo è capace di dare una forma musicale a qualsiasi cosa passi loro per la testa, rendendoli indiscutibilmente i padri del black metal della Transilvania, tanto che ogni loro scelta stilistica non è più un sempice osare, è piuttosto un legiferare, un mostrare il percorso ai posteri, una pietra miliare per chiunque osi arrivare dopo. Il terzo album, questo “Az alámerülés lárvái”, è un capolavoro irresistibile, un album che ti prende per i capelli e ti trascina lungo quel sentiero, tomba dopo tomba, crepaccio dopo crepaccio, banco nebbioso dopo banco nebbioso, in un costante crescendo di piacere pregno di tetra perversione. Progressivo e suggestivo l’intro “Elővigyázatosság”, mentre è subito un capolavoro “A kút kávája”, canzone dalle sembianze raw black capace di crescere, mutare, virare verso teorie atmosferiche corredate da tastiere vintage, riff antichi, nebbie che si infittiscono e avvolgono l’atmosfera, inneggiando a qualcosa di deliziosamente proibito. Il black tipico della band si diffonde con “Elidegenedés – tagadás”: la voce schizoide di Lugosi qui segue una direzione… non sembra più dissociata dalla musica come successo in precedenza… e questo nuovo o ritrovato legame, questa sincronia spirituale emana un’energia incontrollabile, la quale accresce con teorie prog favolose. Suoni vintage e black remotamente melodico strisciano fianco a fianco su “Alvilági szárnyalás”, mentre “Leírhatatlan gonoszságok” divaga tra sonorità di matrice folk con un black metal tuonante, lento ed incisivo. Il mid tempo di “Lárvabőr” ipnotizza e trascina in quel black metal iper classico, con linee di basso poderose ed un incalzare dal famelico e liturgico sapore di sangue. La conclusiva “Az alámerülés” è un capolavoro nel capolavoro: groove inarrestabile, linee di basso carnali, cambi di tempo intelligenti, divagazioni progressive dal sapore settantiano… un viaggio musicale unico, spirituale, una religione sonora alla quale viene naturale prostrarsi in devota adorazione. Concept album dalle molteplici sfaccettature e di difficile comprensione, considerando i testi nella ungherese lingua madre. Ma con i Siculicidium c’è poco da spiegare, da decodificare… con i Siculicidium basta farsi catturare, farsi trasportare, basta lasciarsi andare. Il resto dell’oscura magia sarà un incantesimo che si materializzerà da sé confermando una legge suprema, quasi divina. I Siculicidium sono in controtendenza e vivono di vita propria, si collocano agli antipodi di qualsivoglia concetto o aspettativa commerciale; con i Siculicidium non ci sono mezze misure: o si odiano brutalmente dando origine ad una demoniaca sete di sangue… o si amano senza dubbi, senza riserve… con travolgente e furibonda passione! Lugosi lo ha detto chiaramente: ‘non so se è il miglior album dei Siculicidium, ma è decisamente il più importante’. Quanta fottuta modestia per questo capolavoro di musica oscura proveniente dall’est dei Carpazi!

(Luca Zakk) Voto: 10/10