(Hammerheart Records) Il secondo album dei cileni Sol Sistere presenta il black metal nella sua più totale natura atmospheric. Un viaggio in paesaggi battuti dalle fredde chitarre elettriche, distorte di misantropia e da un’armonia decadente. Melodie maestose, solenni, al contempo pregne di un martirio spirituale e dunque depressive. Oltre cinquanta minuti di pezzi dilatati, che per clima ricordano a tratti gli Emperor degli inizi e altri adepti del black di questa natura. Ricardo Araya e Carlos Fuentes sono i due chitarristi che stampano un timbro di gelo che, come da titolo, estingue la luce fredda. Si percepiscono le tenebre in questo album, e i tuoni di Pablo Vera alle pelli sono un tocco di potenza, nonostante poi si abbia la personale sensazione di chi scrive che la voce di Pedro Chavez nel missaggio abbia guadagnato qualche livello di troppo rispetto a quello degli strumenti. Un lungo poema di misantropia e di luce assorbita e dispersa, per una notte eterna nella quale si racconta quanto la natura umana sia un piccolo granello nel tutto e magari di marginale importanza.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10