(Diotima Records/Rockshots Records) Quarto lavoro per i sardi Souls of Diotima, band fortemente legata alle proprie origini, considerando che il nuovo lavoro è un concept che continua l’argomento del precedente, ovvero leggende e miti dell’isola, una terra ricca di tradizioni antiche, spesso esoteriche, a volte macabre, ma pregne di storia e magia. Con la versatile e possente voce della front woman Claudia Barsi, i Souls of Diotima si addentrano su un metal molto tagliente, potente, con tendenze sia gothic che progressive affiancate ad una favolosa componente che sfiora il pop… portando alla mente i superlativi Theatre of Tragedy. La opener “The Black Mask” (ispirata ai Mamuthones, le misteriose maschere del folklore sardo) conferma subito questa impostazione, regalando un brano avvincente, con radici tribali, pulsante, ricco di evoluzioni vocali che trionfano in un ritornello irresistibile, nel quale Claudia rivela anche il suo potente timbro rock, un dettaglio che la mette di diritto al fianco di altre grandi quali Doro o Lita Ford. La componente pop emerge trionfale con la favolosa “Sleep Demon”, riuscendo a metter d’accordo il filone goth-pop della band citata sopra… specialmente in occasione del ritornello, ad altre realtà heavy, prog e goth… Lacuna Coil compresi. Intima la ballad “The Princess Of Navarra”, grintosa e groovy la title track, altro pezzo che offre ampio spazio sia al range vocale della front-woman che ai growl tuonanti del bassista Antonio Doro. Teatrale, tecnica e ricca di dettagli “The Dark Lady”, altro pezzo ricco di groove, con un refrain granitico, mentre “Ichnos Superhero” si colloca tra l’heavy più diretto, i vecchi Therion e pure una ipotetica versione female-fronted degli Eldritch… questi ultimi per la ritmica, la potenza, l’evoluzione e l’ottimo assolo. Interessante l’impostazione vocale su “My Roots”, in quanto la partitura è tutt’altro che regolare e la strofa viene incastrata con maestria e originalità, lasciandosi poi andare verso più fasi di un crescendo intenso veso il culmine del contorto ritornello. È tutta per Claudia “Maty”, il brano che più le offre spazio, confermando ancora una volta la strepitosa potenza della sua voce… oltre che la suggestiva capacità di emozionare del chitarrista Fabio Puddu. Rockeggiante e molto symphonic metal l’apertura di “Mediterranean Lane”, un brano che poi evolve con intelligenza passando per heavy, per hard rock e forse anche groove metal. Nella conclusiva “Sherden” la band si scatena, offrendo tecnica di prim’ordine in un brano glorioso, travolgente, epico… il quale ancora una volta mi ricorda un incrocio tra power metal melodico e la scuola di Mr. Johnsson. “Janas” è un gran disco, ricco di spunti, dettagli e segreti i quali si materializzano con prepotenza ascolto dopo ascolto; ma non si tratta del tipo album criptico il quale richiede costante impegno! “Janas” ha quella componente catchy e pop che attira immediatamente, cattura, imprigiona… regalando piacere istantaneo misto ad magnetismo che invita ad addentrarsi negli ascolti successivi, i quali poi aprono molteplici porte verso un mondo mistico e musicalmente ricco di erotismo progressivo!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10