(Pagan Records ) Brutali e offensivi. Inneggianti alla morte. Adoratori dell’immondo. Sono polacchi, amano intitolare le loro eresie in spagnolo.  Dividono la loro storia, che risale al 1997 in cinque fasi principali: l’era della profanazione, l’era di satana, l’era della blasfemia, l’era della ribellione e l’attuale era degli assassini. Dalla creazione di questa oscura entità, passando per ognuno dei quattro capitoli devastanti che hanno caratterizzato l’infernale evoluzione di questi quattro deathsters.  “Los Asesinos Del Sur” è una totale mazzata, registrato in maniera ottima, tanto che ogni strumento, basso compreso, è perfettamente chiaro e definito. I riffs sono letali, gli arrangiamenti sono micidiali, le linee di basso sono brutali, la batteria è pura violenza, mentre la voce è quanto di più aggressivo si possa immaginare. Furia cieca. La genialità non manca agli Stillborn, i quali godono di una creatività che sembra inesauribile, tanto che riescono a essere le stesse menti dietro il progetto black metal denominato “Genius Ultor”. Il death che gli Stillborn propongono è veloce, tecnico e brutale. Pezzi come “Hymn of Destruction”, “Antonym” e “Son of the Holy Motherfucker” sono assolutamente adatti a rappresentare tutto il desiderio di devastazione e morte che questa band manifesta. Riescono ad essere brutali ma anche offrire energia e ritmi cadenzati di assoluto impatto (come in “Whore of the Whores”). Un album massacrante il cui unico difetto è la durata: poco più di mezzora. Un po’ corto per soddisfare il mio fabbisogno di sangue, tuttavia più che sufficiente per mietere molte vittime. Se le tracce di questo lavoro fossero la set list di un concerto, è probabile che pochi spettatori  possano vantarsi di essere ancora in vita allo scadere della mezz’ora di spettacolo. Brutalità e tecnica sapientemente mescolate. Micidiale.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10