(Sonic Attack Records) E’ forse giunto il momento di dare una risposta seria a quelle band figlie dei Pantera e Machine Head e dare spazio ad una concreta realtà europea a quel sound che fa breccia in America e che poi di riflesso nel mondo? Forse, non lo so, non posso capirlo. Al principio ascolto i Superbutt e proprio l’iniziale “Cleaver” mi induce a pensare che la band sia la solita “americanata panterosa”. Quando devo recensire ascolto e poi leggo di cosa e chi sto ascoltando, cioè i vari comunicati informativi allegati alle release. Con mia somma meraviglia scopro che i Superbutt innanzitutto sono ungheresi e nemmeno al primo album e infatti questo “Music for Animals” è il nuovo prodotto della loro concezione metal. Una concezione che dispone sicuramente sullo stesso piano un thrash alla Pantera, un discorso melodico tra i Crowbar, Down, l’hardcore e il nu metal più spinto e concreto. Una sound da calderone e derivativo? Mmm no, perché i Superbutt sono padroni di ciò che fanno e ascoltandoli ci si rende conto di come la band di András Vörös (vocalist dalla grande voce e personalità spiccata) abbia un songwriting comunque personale. Ovviamente le influenze sono sullo sfondo, ma il genere suonato non l’hanno mica inventato loro! Una canzone come “Best Plays” mette in mostra tutte le doti dei quattro musicisti e si candida ad essere il vero manifesto per la band, per via della potenza e del pathos melodico esposto. “Natasha” è un brano da pogo, da saltellare e che in alcuni istanti mi ha ricordato il carattere dei Testament. “Of This Gloom” è una canzone in cui l’equilibrio melodico, le perle soliste della sei corde (di Attila Kovács, uno nato per suonare queste cose) e la necessaria forza si alleano e lo stesso vale per “Revolting Kids”, la quale sconfina quasi nel progressive. “The Murder of Socrates” è struggente, ma sa anche di filo spinato che percuote. Mazzate, basso che bombarda (György Nedoluha), guitarworking maturo e spigliato e un drumming (Attila Erdei) che lavora come una cucitrice industriale. Non hanno nulla da invidiare a qualcuno i Superbutt e se “Music for Animals” non è abbastanza per capirlo, allora serve la versione doppio CD, dove la band svolge un lavoro esemplare. Sette pezzi, quattro cantati in ungherese (lingua molto musicale), nei quali il sound però si rivela anche più fluido rispetto ai pezzi dell’album. Segnalo “Túlütés”, potenziata dall’armonia vocale di una corista. Le altre tre sono delle cover: la trascinante “She’s a Lady” di Tom Jones, “Panic” dei loro connazionali The Moog, “Rockin’ in the Free World” di Neil Young, tutte dalla buona resa. “Music for Animals” è il piacevole e concreto risultato di una band dalla già provata esperienza e completamente padrona dei propri mezzi.

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(Alberto Vitale) Voto: 7/10