coptheclash(UDR) Ecco finalmente il documentario che parla di questa mitica punk rock band che è esistita a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Una band simbolica, essenziale, che appartiene alla storia del rock. Questi 90 minuti di video, spezzoni mai visti, interviste, compresa quella allo stesso Mick Jones, il chitarrista o Paul Simonon il bassista. E’ quasi emozionante vedere persone che all’epoca erano i veri ribelli, molto più ribelli dei ribelli odierni, e che ora hanno l’aspetto dei nonni, il volto dell’età, i segni del rock vissuto. Ma questi sono nonni che di storie ne hanno da raccontare, e non si tratta delle solite noiose favole. La gente intervistata in questo DVD rappresenta la storia, ed ogni singolo personaggio ha visto e costruito questa storia contribuendone con un differente tassello. Per questo sono preziosi i contributi di Terry Chimes (batterista originale), Vince White e Nick Sheppard (chitarristi che sostituirono Mick Jones), Pete Howard (l’ultimo batterista), Viv Albertine (delle The Slits), e molti altri come Ray Jordan, della security o Jock Scot, il poeta. Tuttavia questo bellissimo DVD contiene un errore immenso, anche se ovvio, dovuto, essenziale. Parlo del titolo. “The Rise” è la condizione essenziale per trasformare una band in una rock band. Se oggi possiamo vedere questo DVD è proprio grazie alla fase “The Rise”. E’ il “The Fall” che è sostanzialmente errato. E’ errato nel concetto descrittivo, in quanto non credo si tratti di un declino della band, ma di una semplice evoluzione: il successo, gli eccessi, le droghe, la devastazione. Questo è il rock’n’roll. Funziona così. Se non funzionasse così sarebbe musica di bands normali, destinate ad un successo normale, per un tempo limitato in un contesto… normale. Ma qui parliamo di una band che è stata una delle più grandi band del mondo, in un periodo che in un certo senso è agli albori del concetto estremo delle bands più grandi del mondo. I casini interni, le incompatibilità, le divergenze, il management (chiave nella storia di questa band). Tutte componenti che innalzano i livelli di devastazione che rendono immensa una rock band. Quindi non parlerei di declino, ma di evoluzione verso la devastazione, la quale era inevitabile, la quale è parte del gioco, la quale mantiene la band come band e lontana da concetti di puro business e entertainment market. Ma c’è “un altro” concetto di declino che trovo errato. Molti musicisti, anche in recenti dichiarazioni, dicono una cosa importante: “la mia musica vivrà più a lungo di quello che vivrò io”. Ed è vero. E con i The Clash è assolutamente vero. Va bene così. E’ ok: cambi di line up, mancanza di direzione univoca, tempi e mode che cambiavano, la mancanza di quella condizione spazio temporale che li ha resi grandi. Forse è quello il declino, noto ai più, ma resta innegabile che le canzoni di questa band sono eterne. Vivono oltre la loro stessa storia, i loro stessi problemi, le loro stesse vite. E “The Rise And The Fall Of The Clash” racconta queste vite. E’ un vero documentario. Non si tratta di una carrellata di esaltanti immagini per fans nostalgici. Non è un DVD di esibizioni live. E’ storia. Eventi. Punti di vista. E una visione molto umana, pertanto reale, di questa band, di queste vere rockstars. Perché anche una rockstar è un essere umano: nasce, soffre, vive, arriva, cambia direzione e scompare. Proprio come tutti noi.

(Luca Zakk) Voto: s.v.