(Scarlet Records) Il sestetto finlandese pubblica il terzo album “Tunturihauta”, il cui filone testuale abbraccia tematica di viaggi tra fredde montagne, lande, foreste, inverni e taverne nelle quali ci si incontra e si racontano storie mentre scorre l’alcol nei bicchieri. Al di là di questo quadro testuale, Verikalpa si adagiano su canzoni spedite dove i pattern ritmici marcano sempre tempi medi e veloci. Il cantato un roco e ringhiante semi-harsh abbastanza modulato e le chitarre graffiano con riff veloci con Jussi Sauvola a cucire l’atmosfera di natura pagan e folk con le sue tastiere. Un corollario di cose che non si distacca dal filone nel quale si ritrovano ovviamente Korpiklaani, ma i Verikalpa sono più metal, oppure i Fintroll e Trollfest, giusto per citarne alcuni. Questa atmosfera da locanda popolare dove sono tutti su di giri deborda per tutto l’album e la sostanza melodica la fa proprio la parte pagan-folk, mentre alla catena chitarre-basso-batteria resta un accompagnamento che sommariamente emerge a sprazzi con rifiniture melodiche distintive. È il caso di “Ritti”, poi c’è “Raivokansa” che si fa piacere perché è uno dei pochi esempi dove la canzone non è un solo e unico blocco. La title track ha un’atmosfera tanto pagan/viking ed è incalzante grazie al suo mid tempo cadenzato. “Suohon Suotu” vede Jani Ikonen portare il cantato su un piano molto più aggressivo e la successiva “Tolven Varjot” espone un’atmosfera un tantino oscura ma sempre epica rispetto a tutto il resto. Quarantotto minuti con momenti anche prevedibili, però i finlandesi non vengono meno in questo terzo album in studio perché tra le undici canzoni ve ne sono alcune che affascinano e sono soprattutto quelle non totalmente impantanate in quei scenari da taverna o festa popolare.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10