(Amor Fati) Il dio o forse il demone del black metal ha tirato fuori dal suo calderone ribollente una entità nuova, corrotta, infernale. Sono i Verminous Serpent, un quartetto fondato da Joseph Deegan alla chitarra e membro dei dublinesi Slidhr, in più Matt Bree alla batteria e parte dei Malthusian, black metal band di Dublino anch’essa, e poi A.A. Nemtheanga voce e basso nonché voce dei grandiosi Primordial, ovviamente di Dublino. Debut album che riaccende la fiamma del black metal, inciso con una produzione fiera, un po’ raw e degnamente votata al vecchio stile. Cioè tempi lenti e veloci che si alternano in una sequenza mai prevedibile e con una vagonata di riff lenti e mastodontici, maestosi ed epici, andanti o serrati. Il black metal degli irlandesi guarda alla Norvegia e Scandinavia, alla storia del genere e ai suoi capisaldi. L’oscurità che pervade questo poderoso album con sole cinque composizioni dal minutaggio sostenuto, arrivando a toccare alla fine oltre 40’, è fitta e nefasta, degnamente rappresentata dall’immagine di copertina che presenta la morte, il pericolo spietato che incombe su noi tutti e agghinda questo black metal a più marce di velocità ma granitico e spaventoso nella sua resa sonora. Da segnalare la conclusiva “Deaths Head Mantra”, con oltre tredici minuti di riff ‘mantrici’ venati da melodie inquietanti e spinte di irrequieta forza e possenti come dei tuoni.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10