(autoproduzione) Ogni storia o descrizione di un movimento o corrente artistica e culturale possiede una sua sintesi. Come se di un iceberg si descrivesse sbrigativamente il fatto che c’è del ghiaccio galleggiante che emerge dall’acqua. Una descrizione che dimentica i due terzi del resto della massa ghiacciata, ma tant’è cioè del ghiaccio che galleggia. Allo stesso modo nel fenomeno del black metal per esempio, si sintetizza tutto dicendo che i Venom hanno dato l’inizio al tutto e in questo sommario racconto, si accostano al massimo altri pochi nomi tipo Mayhem, Celtic Frost e Bathory. In realtà il movimento black metal nasce, come spesso avviene in molti campi dell’arte (la musica è una delle sette arti umane, lo si ricordi, lo sono dunque anche le chitarre super distorte, i blast beat e il corpse painting), attraverso la spinta di tantissime band e musicisti underground e non sparsi per il mondo.

In Norvegia al principio degli anni ’90 sono stati incisi album divenuti poi epocali, oltre all’accadimento di fatti che hanno consacrato il black metal di quel paese come la somma manifestazione e avvento stesso del genere in questione. Prima dei Mayhem, di Burzum e Darkthrone e tutti gli altri e prima della scuola scandinava in generale, il black metal ha espresso le sue prime fattezze nel sound di formazioni oscure della Colombia, Brasile, Svizzera, Germania e di molti altri paesi del globo, Italia compresa. Insomma, quando nel luglio del 1993 veniva pubblicato “Live in Leipzig” dei Mayhem, “Burzum” l’anno precedente, “Diabolical Fullmoon Mysticism” il primo giorno di luglio del 1992 e così gli altri storici lavori dell’Olimpo norvegese del genere black metal, in giro e da qualche anno molte band suonavano già in maniera oscura, veloce e macabra o addirittura nichilista. Flavio Adducci tenta di mettere ordine su quanto è avvenuto prima dell’ondata black metal che ha poi fatto proseliti ovunque. Adducci descrive e cataloga la “first wave of black metal”, cioè la notte dei tempi del movimento musicale estremo sviluppatasi tra il principio degli anni ’80 e il 1991. Idealmente è quell’intervallo di tempo tra la pubblicazione di “Welcome to Hell”, primo album dei Venom nel 1981, e l’apertura di “Helvete”, il negozio di dischi aperto dal norvegese Euronymous, fondatore dei Mayhem. L’autore offre una descrizione del cosiddetto ‘proto-black metal’, ovvero il suonare musica heavy con testi riferiti al demonio. Anche questa descrizione è sommaria, tuttavia Adducci espande il concetto ricordando come anni addietro agli ’80 e ’90, c’erano band e musicisti che suonavano musica rock facendo riferimento all’occulto e a tematiche infernali. Per tale motivo “Nel Segno del Marchio Nero” inizia i propri discorsi con una disamina del blues e in particolare di Robert Johnson, figura leggendaria del genere che si racconta avesse imparato direttamente dal diavolo l’arte della chitarra. Poi è il legame diavolo-rock a essere approfondito, dunque Beatles, Led Zeppelin, ma anche Black Widow, Atomic Rooster, oltre ai fin troppo evidenti, noti e scontati Black Sabbath. Tutti nomi che col diavolo e roba del genere ci hanno avuto a che fare. Eppure non suonavano black metal, tuttavia sono le prime forme, i primi interventi di una certa sfera occulta e diabolica a intromettersi nelle cose dell’uomo… Anzi, è l’uomo che si è intromesso in quelle sfere!

Dagli anni ’50 fino ai primi anni ’90, la carrellata è sbrigativa, ma chiara e netta sulle posizioni di certi argomenti, arrivando poi così a toccare i Motörhead, i Venom appunto, e i Bathory, ma anche pezzi di quel famigerato iceberg di cui sopra, come Angel Witch, Witchfinder General, Cloven Hoof. Gli antenati di Darkthrone, Satyricon e poi Marduk e di tutti gli altri ‘moderni’, annoverano anche i nostri Death SS, i Necrodeath, Bulldozer. Questa è la “first wave of black metal” e viene esposta attraverso le scene dei vari paesi americani, europei, asiatici, l’Australia, un unico filo conduttore per molteplici identità, modi di suonare, presentarsi agli altri, comunicare e cantare. Vortex, Vulcano, Tormentor, sono nomi che hanno dato qualcosa, anche per un solo attimo a volte, al pari di Sepultura e Destruction e in questo libro tutto trova la propria collocazione, come in una mappa, un albero genealogico dove però i legami e le conseguenze risultano ampie.

Anteprima

(Alberto Vitale)