copspaziorockChiarezza prima di tutto: primo, siamo partiti in tre dalla Francia, in auto, per assistere a questo festival nel quale hanno suonato dei gruppi che non si vedono quasi mai dalle nostre parti, quindi qualche volta vi evidenzierò le differenze rispetto ai concerti che si tengono in Francia, dove vivo. Secondo, eravamo sul balcone, al livello del palco, proprio dietro i fonici… punto dal quale si può vedere molto bene… e fare le dovute osservazioni.

Siamo arrivati circa alle 14:30 per l’apertura delle porte prevista per le 15:15. La fila è già lunga, ma tranquilla (da noi che è sempre un gran casino, con varia gentaglia schifosa). Poi finalmente si aprono le porte del Live Club di Trezzo Sull’Adda: ritiro dei biglietti in cassa ed entrata immediata (in Francia spesso si perdono almeno 30 minuti in questa fase).
Un bel locale, grande, professionale con 2 bar (uno dentro ed uno fuori) e dei banchetti per il merchandising molto interessanti (anche se non so per quale motivo non c’erano i banchetti dei Powerwolf e degli Stratovarius).

Iniziano gli Overtures da Gorizia che hanno l’arduo compito di aprire il festival con un set di 20 minuti. Sono d’accordo con l’organizzazione al 50% su questo punto: certo è buono per un gruppo simile aprire un festival così importante, ma forse meglio non avere una band sul palco per soli 20 minuti… i preparativi diventano lunghi tanto quanto il concerto! Tornando agli Overtures, avevo solamente sentito dei pezzi online e già sapevo che si trattava di una band che suona bene. Per fortuna proprio il suono è abbastanza buono ma si deve aspettare un paio brani per sentire i coristi. Loro sono precisi e si vede che non sono qui per scherzare, che vogliono dare il meglio. Musicalmente, niente da dire ma il visuale non torna: i coristi che si muovono senza coordinazione, un bassista che sta sempre allo stesso posto come se fosse incollato al palco. Comunque, una bella voce che sa giocare con il pubblico.,, ma e già è la fine del concerto. Cosa dire di più? Tutto sommato si inizia più che bene e gli Overtures sono bravissimi.

Quindi minuti di cambio di palco e poi arrivano i pordenonesi Elvenking. Li avevo già incontrati a Lione quando facevano il tour con i Rhapsody of Fire ed i Gamma Ray. Loro sono uno dei gruppi per i quali abbiamo fatto il viaggio e e non ci hanno deluso. Appena parte l’intro che li accoglie sul palco, si nota che il gruppo ha una certa esperienza scenica. I musicisti suonano perfettamente, occupano tutto il palco, il cantante sta sempre unito al pubblico. Peccato che, ancora, servono due o tre canzoni per, finalmente, sentire il violinista, decisamente un elemento originale di questo gruppo. Quando siamo nel mezzo di un power/folk di qualità con brani importanti della loro discografia … il concerto si finisce (30 minuti). Ancora una volta, gli Elvenking hanno mostrato che non sono qui per scherzare: sono un grande gruppo (e senza essere pretenziosi, si fanno trovare tra la gente dopo il concerto, con disponibilità alle foto con i fans).

Arrivano i Domine. Io ho comprato un loro cd nel 2002 perché i primi cd non si trovano proprio in Francia. Ancora oggi “Stormbringer Ruler” rimane un disco che ascolto molto spesso. Volevo dunque vedere moltissimo anche loro. Un gruppo così valido che non si vede spesso è un vero peccato… ma quanto tempo per la loro setlist? Soli 30 minuti! Per un gruppo di questa importanza, tra l’altro Italiano… è un po’ triste. Ma aspettate non ho ancora detto del concerto. Dunque, suonano brani pazzeschi tipo “The Hurricane Master”, “The Ride of the Valkyries” e “Defenders” e io impazzisco ascoltando queste canzoni…MA (c’è sempre un “ma”) dei 30 minuti di concerto, 25 servono per le regolazioni per poi finalmente sentire qualcosa che si può definire “vicino alla musica”. Durante i primi tre brani si sente sempre un ‘effetto larsen’ (il tipico effetto ‘ritorno’ che genera uno spiacevole fischio) di 10 secondi, tanto che il fonico esclama “ah, c’è qualcosa che non va!”. È normale comunque, non si può lavorare e chiacchiere con gli amici allo stesso tempo. Un momento, ma c’erano le tastiere? Mai sentite nella serata. Purtroppo (visto che non si è sentito) Morby ha fatto una dimostrazione di canto di altissimo livello. Sicuramente LA voce della serata, per precisione e perfezione. Grandissimi complimenti a loro ma non al fonico, che per me dovrebbe essere disoccupato…

Perfettamente secondo gli orari comunicati dall’organizzazione, arrivano i tedeschi degli Iron Savior. Tra l’altro, un ottimo lo staff che cambia sempre il palco con velocità a precisione assoluta. Un show veramente suonato alla tedesca: modalità piazza. I brani sono perfetti con delle melodie belle che si sentono bene (ah, il fonico è cambiato!). Molti titoli dall’ultimo disco “Titancraft” ma anche dei classici intramontabili. Hanno suonato veramente molto bene.

Luca Turilli’s Rhapsody. Per me Luca è un chitarrista con moltissimo talento, infatti sono cresciuto ascoltando la sua musica. Aspettavo moltissimo questo evento e non sono certamente deluso dalla band… ma da diverse altre cose. Si inizia a suonare con un po’ di ritardo (sembra ci fossero problemi con il suono delle chitarre). Si sente “Il Cigno Nero” e si nota un livello veramente professionale. Luca suona come un tecnica assoluta, senza però essere noiosa, i francesi (diciamo quelli dalle mie parti, il bassista e l’altro chitarrista) si rivelano precisi e… cosa mai dire del grande Alessandro Conti? Tutto perfetto ! I musicisti non stano mail sullo stesso posto e corrono da ogni parte. Arriva “Rosenkreuz” e poi brani dei Rhapsody come “Land of Immortals” e “Unholy Warcry”. Quale precisione tecnica e che musica di altissimo livello! Quando mi chiedevo cos’altro si può pretendere, arriva “Tormento e Passione” con una cantante dalla voce pazzesca, in duetto con una teatralità degna dell’opera! Di sicuro uno dei pezzi migliori dell’intera serata. Altri due brani (“Prometheus”, e “Demonheart”) ed Alessandro dichiara “qui si finisce la scaletta”. Per un attimo ho creduto che avessero coinvolto il pubblico, ma purtroppo no, è stata veramente la fine. Come mai 55 minuti diventano solo 40 minuti per un gruppo così importante tornato solo due giorni prima da un grande tour di Sud America? Veramente una cosa triste…

Avanti il prossimo! i Tedeschi che hanno attratto molta gente all’evento (mi è bastato guardare in giro, loro magliette da ogni parte): i Powerwolf. Conosco i loro a album, e so che sono davanti ad una band con un’immensa esperienza scenica, anche se la musica è comunque comune. Luci isteriche, organi… ed inizia la messa dei Lupi teutonici. Vado sul sodo (chi mi conosce sa che non le mando a dire): concerto di una noia pazzesca. Non c’è il bassista (ok, cosa nota), ma si sente solo il basso. E c’è un rullante? Perché si sente solo la cassa. Nemmeno i chitarristi sono in primo piano (anche se molto attivi sul palco) e non si sentono tranne durante gli assoli. La voce di Attila Dorn è potente e personale, canta benissimo… ma sentire ogni volta (dopo ogni canzone) quel “Alleluia…Sanctus…Amen”… suvvìa, se volessi roba del genere visto che ero in Italia, scendevo fino in Vaticano, invece di assistere ad un concerto Metal. Ma scherziamo? Poi dimentichiamo Falk (il tastierista), non serve a nulla. Lui ci prova a fare uno show tipo Flake dei Rammstein, ma senza successo, tanto è patetico. Sembra un clown. Non era sicuramente il concerto esemplare per descrivere i Powerwolf, considerando che il suono era piatto. Di sicuro i fans erano felici…ma io avrei ridotto il set dei Powerwolf di almeno 10 minuti, a favore dei Luca Turilli’s Rhapsody.

Come? Siamo già all’ultimo gruppo del Festival? Il tempo vola quando la maggior parte dei musicisti è di altro livello. Si arriva quindi all’attesa per la preparazione del palco dei Finlandesi. Sperando che arrivi un fonico di qualità per onorare gli headliners. Immancanbile intro e poi gli Stratovarius partono con “Speed of Light”. Per fortuna il suono è buono tranne per la chitarra di Matias Kupiainen, alla quale mancano bassi… cosa che poi verrà sistemata… ma questo è sempre un problema quando c’è una sola chitarra. “Eagleheart” è sempre un pezzo che ti sbatte in faccia lo stile degli Stratovarius. Loro suonano perfettamente e non c’è alcun spazio per dubbi. Timo Kotipelto finisce di cantare un brano ed annuncia che la serata offrirà una setlist più “power” del solito… Poi parte “Phoenix”. La sua voce è veramente come la sentiamo sugli album recenti, però senza essere necessariamente impostata su toni alti. Finalmente la una prova dove la voce non si basa sulle note alte ma sulla qualità. Arrivano i classici come “SOS”, “Against the Wind” (uno dei miei preferiti), “Black Diamond” ed altri. Un assolo di tastiera… e siamo già all’encore. “Forever”, “Unbreakable” e “Hunting High and Low”. Tutte suonate perfettamente, in pieno stile power anche se alla ogni fine di brano, Matias deve esibirsi per mostrare il suo livello tecnico… ma non è un problema. Dopotutto sono loro gli headliners dell’evento, ma anche per quanto riguarda la qualità della musica nell’ambito del loro genere.

La serata finisce così, con un set di un’ora e un quarto per gli Stratovarius. Un tempo che è letteralmente volato, sembravano 45 minuti… tanto alta era la qualità della musica. Bravissimi, impeccabili… fino a mezzanotte (dunque finalmente 15 minuti di ritardo!).

Ovviamente non mancavano i vari “Meet & Greet” con i gruppi disponibili per autografi e foto. Per concludere, a parte il problema tecnico per i Luca Turilli’s Rhapsody, la serata è stata ottima, e ben organizzata. In Francia siamo meno organizzati e questo porta sempre a problemi di rispetto degli orari dei vari gruppi o con l’accoglienza dei Fans (esempio: se un gruppo previsto non suona, chiedendo informazioni al promoter, questo ti manda a quel paese…):
Secondo me, ancora una volta, l’Italia dimostra essere un paese molto importante anche dal punto di vista del Power Metal.

(L.Lokhraed)