(Napalm Records) Al secondo ascolto di “Antik” chi scrive si è ritrovato con la testa intasata da pensieri. Proviamo a riordinarli. I Nachtblut sono tedeschi e hanno realizzato due album, poi l’austriaca Napalm Records ha sentito, in ritardo visto che è del 2009, “Antik” e ha così deciso di ripubblicarlo. Cosa può spingere un’etichetta, amante del metal intriso di melodia, a prendere a cuore una band che tra look e sonorità sembrano i Cradle of Filth in versione symphonic-gothic? Probabilmente la risposta è tutta li: una band che canta in tedesco e con un’attitudine simile ad un’altra che commercialmente è una miniera. Provando ad essere meno diretto, spiccio e venale, è innegabile ascoltarli e avvertire il lato più romantico, gotico, dark e sinfonico della band di Dani. Questo però significa anche che le melodie dei Nachtblut riescono ad essere accattivanti e catturano l’attenzione. Mentre in brani come “Die Blutgräfin”, “Hexe” e “Kreuzritter” evidenziano notevolmente il “già sentito” evidenziato precedentemente, sono i pezzi in mid-tempos ad essere più interessanti, come “Gedenket Der Toten”, “Sturz Des Ikarus” nelle quali c’è un riffing più sul metal classico. La stessa cosa avviene nell’ariosa, e probabilmente la più bella canzone dell’album, “Antik”. Però anche queste plettrate sul metal di stampo classico sono un problema, in quanto eccessivamente usate. “Antik” è un lavoro che offre più soluzioni e influenze, per esempio la matrice Ramstein nei synth e in alcune cadenze si avverte, ma con i Nachtblut c’è sempre da fare i conti con qualcos’altro o qualcun altro.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10