(Inner Wound) Ecco che la ‘Enya metal’ ritorna in pista con il quarto album: “The Quest” vanta un certo numero di guest importanti (Sander Zoer ex-Delain, il polistrumentista Troy Donockley, che collabora anche con i Nightwish, Chen Balbus degli Orphaned Land), e il risultato è certamente d’impatto. L’artista canadese, orgogliosa madre di cinque (!) figli, spara subito i dieci minuti della titletrack: un inizio alla Loreena McKennit sfuma lentamente in un symphonic metal mai invadente, fra Epica e Within Temptation, dominato dalla bella voce della nordamericana e qui e lì impreziosito da suoni ‘world’. Momenti eterei in “Edge of your Sword”, mentre “Ruins of Illusion” è una godibile ballata etnica con momenti fascinosi. “Labyrinth” ricorda davvero da vicino certe cose di Enya, mentre “Ghost upon a Throne” è un etnofolk sinfonico dalle charmanti melodie. Con “Abyss” Leah inclina senza mezze misure al gothic più magniloquente, e i referenti più vicini mi sembrano sempre i Within Temptation. Un tappeto di synth e la voce vibrante della rossa singer chiudono il disco in “The Water is wide”, che ricorda (ma con ‘garbo’) alcune cose della Tarja solista. Certo l’insieme è molto patinato, e talora non siamo in vero e proprio ambito metal: ma nel suo insieme “The Quest” si fa apprezzare dall’inizio alla fine, e mostra un songwriting maturo e sfaccettato.

(René Urkus) Voto: 8/10