copthememory(Indelirium Records) Toh, dell’hardcore! Non furioso e grezzo, contemporaneo, ma abbastanza ragionato e qualche riff con la sua modesta vena di melodia. Un cantante che abbaia invettive e denunce, fino a sputarle fuori le corde vocali. L’hardcore dei The Memory arriva, di nuovo, dopo un EP e tanto suonare live, anche in Europa. Dieci canzoni o assalti che siano. 1’04”, 1’10” e poi a salire, fino a 2’55”, il risultato è sempre lo stesso, la struttura dei pezzi può avere qualche variazione in più con l’aumento progressivo del minutaggio, ma i The Memory vanno sempre dritto al sodo. Nicola e Marco, basso e batteria, erigono un muro alle spalle delle chitarre di Luigi e dell’altro Nicola, i quali si danno da fare per non scadere in trame ripetitive. Semplici, essenziali, ovviamente arrabbiati, come deve essere l’hardcore e quello dei The Memory mi sembra vicino alla scuola newyorkese, anziché a quella di Boston. “Eulogy for a Dead Ocean” viene presentato come una metafora, cioè che la morte dell’oceano deve essere intesa come la perdita di valori come l’umanità e la sensibilità, mentre la profondità di un oceano morto è l’assenza di personalità, oltre a tendere di semplificare le cose e senza scavare e andare nel profondo. Questo genere di parole rapportate ai nostri tempi, ci danno l’analisi di quello che è la nostra società e come la vediamo quotidianamente, oltre a come ce la racconta la cronaca di un qualsiasi TG. Tra ritmi solidi e saettanti, chitarre che hanno le corde in fermento, ma senza strafare perché sono concise ed essenziali, i The Memory raccontano una verità alla quale ci stiamo stupidamente assuefacendo.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10