(Extreme Metal Music) C’è una cosa dei Voltumna che ho sempre apprezzato, cioè il fatto che suonino metal. Che sia blackened death metal, death metal o thrash-death e che siano veicolo della civiltà etrusca, usata come ‘argomento’ dei loro testi e iconografia, i musicisti di Viterbo hanno dunque sempre suonato della musica concretamente metal. Nessun orpello, nessuna elucubrazione, solo metal forte, dirompente e trascinante. Da sempre. Quarto album questo e, ad essere sincero, dopo “Damnatio Sacrorum”, “Disciplina Etrusca” e “Dodecapoli” – li ho recensiti QUI, QUI e QUI, rispettivamente – non mi sarei aspettato un album così ruvido, così sfrontato, feroce e al contempo modellato con maestria. Beh, la maestria la band l’ha sempre messa, ovvero la concreta voglia di esprimersi in maniera feroce, dunque metal, in maniera spontanea. Questi aspetti erano invece si prevedibili. Ciò che non avrei previsto è di avere tra le mani un lavoro che tra picchi di black metal e blackened death metal, fosse talmente travolgente e in maniera ruvida, intensa e imperiosa. In circa 43′ gli etruschi di Viterbo stupiscono, nettamente! “The Megalithic Circle” è una delle loro migliori composizioni. Una melodia antica, sintetizzatori e chitarre che si ammassano, sembra quasi di sentire dell’etno-electro metal, ma i Voltumna poi accelerano, distruggono e recitano con una costruzione di riff taglienti. Il significativo uso dei synth che ‘allargano’ il suono e la trama della composizione, si scorge anche in “Hybris”. “La Furia dei Ciclopi” è un brano travolgente e fa pensare ai Mayhem nelle pieghe delle cose suonate dai Voltumna. Il black metal esposto a raffiche, rappresenta l’elemento più crudo dell’album. L’aspetto del sound che miete ogni cosa. I tappeti ritmici sono forsennati e sorreggono le fughe delle chitarre, l’abbinamento di synth occasionali ma buoni a rendere tutto ancora più infernale. Infatti proprio dopo “La Furia dei Ciclopi”, arriva “Divine Bloodline” che in 3′ esatti segna il manifesto, l’assoluta velocità e distruttiva attitudine che corona al meglio le intenzioni della band. Altro momento topico, distintivo di “Ciclope” è la strumentale “The Double Spiral”, oltre 6′ di violenta costruzione in toni black e death metal, con squarci sinfonici. Una spirale vera e propria, ma di devastazione. Questo pezzo, come alcuni altri citati, rappresentano anche un altro tratto e non secondario per gli etruschi di Viterbo, l’ambizione e disinvoltura nello sperimentare sia con i suoni che con il comporre. Autori di una discografia importante che al quarto album non hanno esaurito la propria vena compositiva, ma anzi la rilanciano agghindando un rituale antico e misterioso, quanto la civiltà della quale si fanno cantori.

(Alberto Vitale) Voto: 9/10