(Napalm Records) Chiudi gli occhi e ti lasci andare. Una fottuta polvere del deserto che ti entra ansiosa in gola. È arido qui fuori. Hai sete. Nemmeno una maledetta birra. Ma, diciamocelo, ti può dissetare solo un whisky che scenderebbe tuonante nella tua gola devastata, annebbiando la vista, conquistando la mente, aprendola, condividendola, alleviando ferite da guarire, ricordi da dimenticare, incubi da non sognare, ragionamenti da non fare. E quella mente inizia a vagare, c’è spazio qui, nel mezzo del nulla. Concepisci nuove perversioni, nuovo odio, nuovo rancore, nuove accanite forme di violenza. La strada scorre sotto le ruote, la polvere vola, il sole picchia… una rissa sanguinosa tra te e quella cazzo di stella. Spingi a fondo quel V8 correndo con il diavolo. O contro di lui. Torni a casa. Forse. Quale casa? Dov’è? Allora ti liberi da quella millenaria prigionia, con la ribellione estrema, bruciando chiese. Serve coraggio per andare laggiù, da dove viene quella irresistibile richiamo. Ti arrendi? No: punti a sud, verso quella irremovibile stella minacciosa lassù in alto, a mezzogiorno… e tutto vibra, tutto diventa eccitante… provocante, sensuale. Ma c’è l’uomo della croce, la nostra croce, la tua croce, un simbolo di condanna, di passione, di ostilità. Ma lui sarà tuo. Lei sarà tua. Specialmente le loro anime. E tra un rock con un fare struggente e malinconico ti chiedi: come mai? Non lo sai, nessuno lo sa, ma tutto prima o poi finisce… e prima della chiusura del sipario tutti sputano l’ultima feroce confessione. Ospiti immensi: Jørgen Munkeby degli Shining norvegesi e Niklas Kvarforth di quelli svedesi. La voce tetra di Jerome Reuter dei Rome. La fantastica Johanna Sadonis dei Lucifer e pure Nicke Anderson degli Entombed. Matt Heafy dei Trivium. L’immenso Sivert Høyem dei Madrugada, ma che noi anime dannate del metal conosciamo per la superlativa performance su “Phoenix” dei Satyricon (sia studio che live). Gente degli Slipknot (Corey Taylor), dei Volbeat (Rob Caggiano), Mat McNerney dei Grave Pleasures… ed anche il supremo Ihsahn in persona. Dark folk superlativo. Esplorazione avventurosa e di successo nel mondo dell’Americana. Blues che annienta e travolge. Rock che vuole emergere da tombe dimenticate in cimiteri abbandonati. Adam Michał Darski supera se stesso. Supera tutti. La fama dei Behemoth giustificherà il ventaglio di ospiti impressionanti, ma io rimarrò sempre stupito ed incredulo: come fa come questa anima dannata dalla fredda Polonia a dar vita a questa oscurità desertica tanto lontana dagli scenari che gli si presentano davanti ai suoi occhi ogni maledetto mattino?

(Luca Zakk) Voto: 10/10