cophumanip(Memorial Records) Provo ad usare una metafora, basandomi sulla copertina (molto bella, è di Federico Musetti, guardate le sue opere QUI). Gli esseri bio-meccanici che popolano l’artwork di “Deafening Dissonant Millennium” rappresentano la capacità di creare melodie e quindi temi sonori che siano vivi, pensanti, che generano emozioni, e quella di esporre un metal estremo, furioso, anche complesso e architettonicamente strutturato. Vivente, biologica, la prima caratteristica, fredda, meccanica e non-vivente la seconda, proprio come l’essenza duale di quelle entità raffigurate. I modenesi Human Improvement Process potrebbero essere bollati come un fenomeno, nuovo, del filone Meshuggah, vista la loro ascendenza nel sound degli HIP, il quale però si riveste anche di spunti djent metal, variazioni metalcore e deathcore. In definitiva è questo un sound fatto di roccia, è possente, robusto, muscolare, ma sotto la coltre di riff e ritmi meccanicamente freddi e spietati, battono cuori piccoli e grandi che aprono bagliori e attimi di vita tali da rendere i pezzi assimilabili. Non è questo un lavoro fatto di mazzate continue, articolazioni del songwriting chiuse e richiuse su se stesse, bensì è la buona sintesi di tutto il metal estremo di matrice moderna: quello di ritmi furiosi che d’improvviso si spezzano e segnano il passo in breakdown rovinosi e potenti, di riff articolati che si frantumano e disgregano in sincopi schizzate oppure anche agili e adrenalinici. La produzione poi è molto chiara: nitida, non laccata e con il giusto spazio per i diversi strumenti e voci (un growl mai troppo gutturale e harsh nelle fasi melodiche). Forse, col tempo, la band  magari amplierà le melodie, darà loro più spazio e con il risultato di caratterizzare maggiormente le canzoni, pur basando il sound su questa varietà bio-meccanica Album promettente per gli Human Improvement Process.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10