copvintersorg2(Napalm Records) Vintersorg è Vintersorg, c’è poco da fare: è un artista che ha dato così tanto al pagan metal (anzitutto con Borknagar e Otyg, per quel che mi riguarda) che criticarlo è sempre fuori luogo. Tuttavia, non mi sento più di negare che il nostro si sia un pochino adagiato sugli allori, e abbia cominciato a ripetersi in modo abbastanza prevedibile nella sua originalità. Mi spiego meglio: la miscela di prog e pagan del suo progetto (quasi) solista non ha eguali nel mondo metallico (forse soltanto con i Tyr, che hanno però un sound decisamente diverso), ma il nostro la sta ripetendo con poche varianti da quasi dieci anni! “Naturbål”, terzo album dedicato agli elementi (stavolta tocca, come si capisce agevolmente dalla copertina, al fuoco), ha comunque diversi punti di forza. C’è molto black nella opener “Ur Aska och sot” (“Dalla Cenere e dalla Fuliggine”), più di quanto me ne sarei aspettato; e anche il ritmo generale è particolarmente sostenuto rispetto a “Orkan”. “Överallt och ingenstans” (“Dappertutto e in nessun Luogo”) ha un aspetto più folkeggiante, mentre “Lågornas rov” (“Le Fiamme pregano”) si affida maggiormente a partiture progressive, con un uso più pronunciato delle tastiere. Con “Natten visste vad Skymmingen såg” (“La Notte conobbe ciò che il Tramonto vide”) arriviamo alla vera epica, e Vintersorg ci delizia con un pezzo che ci riporta ai suoi capolavori di fine anni ’90: è soprattutto il coro bathoriano a costituire il valore aggiunto. “Elddraken” (“Il Drago di Fuoco”) è, in molti passaggi, decisamente otyghiana; gli otto minuti di “Urdamåne” (titolo giudicato intraducibile dall’artista… indica comunque una particolare posizione della luna crescente, ritenuta nefasta) tirano un’altra volta con ritmiche black e un andamento serrato e drammatico. No, alla fine non riesco ad abbassare il voto che ho dato ad “Orkan”: come dicevo all’inizio, Vintersorg è sempre Vintersorg.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10