copnightwish2(Nuclear Blast) Il fatto che un nuovo album dei Nightwish sia un evento non è discutibile. Lo è per i fan, per il mercato, per l’industria che gira attorno a una band di quel calibro. Una band importante e che ha dato concretamente qualcosa al metal. Se siete fan dei Nightwish avrete già constatato come “Endless Forms Most Beautiful” riesca a essere in linea con “Imaginaerum”, anzi aggiunga qualcosa: più risvolti progressive in alcune sue sezioni (particolarmente nella sua seconda metà) e l’ingresso in formazione del menestrello Troy Donockley con strumenti e idee di impronta celtica. Quanto scritto servirebbe a definire e virtualmente chiudere queste righe che escono tardi, ben dopo che tutti si sono precipitati a procurarsi il nuovo lavoro o quanto meno ad ascoltarlo. Righe tardive. L’album ha delle qualità, ma è inevitabilmente un’autocitazione sconfinata e lo si comprende già dall’opener “Shudder Before the Beautiful” che presenta un riff alla “Storytime”. Era proprio necessario questo giochino e in apertura? Anche voi fans dei Nightwish avrete lucidamente puntato il dito verso altri episodi di “Endless Forms Most Beautiful” che rimandano al passato della band. Ciò che importa però è quanto l’album piaccia. Ai fans interessa che i Nightwish siano i Nightwish. A voi importa che suonino come sempre hanno fatto, al netto di un menestrello celtico o di una nuova cavalla di razza al microfono. Importa, ai fans e a chi ascolta musica, che le canzoni funzionino. Importa meno che Holopainen abbia stancato con il frequente uso di tastiere di plastica e che le sue architetture sinfoniche sembrino costantemente la colonna sonora di un “Avatar” o un “Il Signore degli Anelli” o di chissà cosa altro ancora. Inspiegabili quei ventiquattro minuti di “The Greatest Show on Earth” che di grande ha solo il titolo. Che dio (quello del metal) ci scampi da quelle chitarre scarne, distorte sì, ma senza uno vero spessore. Suonano metal o cosa? Sinfonico, macchiato di new age, di folk o di caltro, ma è o non è metal? Almeno così sembra in “Yours Is an Empty Hope”. Il piattoforte dei Nightwish è sempre la melodia e lo dimostra anche un pezzo in fin dei conti banalotto come “Élan” che riesce a inchiodarsi nel cervello di chi lo sente. Melodie sempre, costantemente simili a molte altre. Floor Jansen fa indubbiamente la sua bella figura: eppure, considerando quanto sia stata la cifra distintiva nelle canzoni degli After Forever e dei ReVamp, in questo “Endless Forms Most Beautiful” pare doversi adattare a un’architettura sonora che non le rende giustizia. Non è la regina e non è la protagonista, è ‘solo’ colei che canta bene, con l’eccezione di “Our Decades In The Sun”. Tutto sommato è un album negli standard della band.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10