(Napalm-Audioglobe) Band di nuova formazione proveniente dall’Islanda, e composta tutta da esordienti che in precedenza si dedicavano ad altri generi, gli Skalmöld riscuotono un grande successo in patria con questo disco che oggi la Napalm Records distribuisce in tutta Europa. La storia alla base della musica, composta – dichiarano i nostri – secondo le antiche regole della poesia scaldica norrena, narra di un guerriero e del suo viaggio di vendetta contro il demone che gli ha sterminato la famiglia. L’intro “Heima”, affidata prima ad un canto ritmico e ‘antico’, doppiato alla fine di ogni strofa da voci di bambini, e poi a un coro potente, di stampo gregoriano, traccia i confini magici entro cui si muoverà il disco, del quale dispiace subito non poter comprendere i testi. La successiva “Árás” fa pensare molto ai Tyr: andamento vagamente progressivo, voci ‘abbastanza’ pulite, lunga durata, qualche cambio di tempo e di atmosfera. In generale ci muoviamo comunque nell’ambito di un pagan non troppo influenzato dal black. Ancora più complessa “Upprisa”, che parte come un brano death ma si trasforma in una sorta di ipnotica preghiera. Se cercate massiccie dosi di folk, “Kvaðing” è il brano che fa per voi; la seconda parte della tracklist è onestamente un po’ pesante, perché le soluzioni adottate finiscono per ripetersi. Possiamo tuttavia ancora citare l’estrema “Daudi” e la suite finale che dà il titolo al disco, la cui parte conclusiva, con cori da fibrillazione, è di una epicità che fa invidia ai Rhapsody of Fire. “Baldur” è un disco davvero complesso e ostico, che necessita di diversi ascolti per essere assimilato.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10