(Les Acteurs De L’Ombre Productions) Battono il ferro finché è caldo i francesi Acod, che si presentano con un EP di tre brani pochi mesi dopo l’uscita del notevole full length “Fourth Reign Over Opacities And Beyond” (recensione qui). L’ottimo stato di grazia messo in mostra dalla band transalpina si manifesta nuovamente in queste nuove composizioni, figlie della stessa vena creativa, e non potrebbe essere diversamente vista l’esigua distanza temporale tra le due release. Sono ormai lontani i tempi in cui gli Acod si cimentavano in un feroce black/thrash, evolvendosi album dopo album verso lidi più vicini al melodic death e melodic black, con inserti sinfonici e brani a più ampio respiro, senza per questo dimenticare di essere una metal band. Le chitarre rimangono infatti in primo piano, mentre la componente sinfonica dona quella solennità ed epicità, ma anche quell’appeal insospettabile, per una band di metal estremo. “The Hourglass Slave” ricorda un po’ i Dimmu Borgir di “Enthrone Darkness Triumphant”, tra oscure parti epiche, improvvisi stacchi thrash e sfuriate black, subito stemperate da evocativi tappeti di tastiere. “The Mask Of Fate” parte lenta, quasi doom, per accelerare verso territori non lontani dai primi Naglfar, il tutto inframmezzato da rallentamenti dal sapore rock and roll. Una sinistra intro di tastiere apre la title track, seguita da un cantato accompagnato da riff veloci ma melodici, un po’ alla Dark Tranquillity era “Skydancer”. Un EP che conferma gli Acod come una delle band in maggior stato di grazia dell’intera scena estrema.

(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10