copacrimonious(Agonia Records) Al giorno d’oggi nel metal le novità molto spesso giungono dal fatto di reinterpretare un qualcosa, cioè di offrire una nuova chiave di lettura di qualche sound o genere. Qualcosa del genere accade con questo secondo lavoro dei greci Acrimonious. “Sunyata” è un black metal estremo, malvagio, ma con l’idea di dare forma alle melodie e perseguirle per l’intera durata dei brani. Il riffing è drammatico, ritualistico nei toni, freddo come quello norvegese e narrativo come quello svedese. Sintesi di un qualcosa che determina un cerimoniale o un’ode a divinità antiche. Nonostante “Sunyata” si mostri con una copertina in stile San Francisco 1967, il sound è un maturare dei Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas”, e in alcuni frangenti, come “Adharma”, lo è anche dal punto di vista del cantato. Si odono le dannate melodie care ai Watain o in generale dei passaggi di tipo sinfonico (come le prime idee degli Emperor), ma senza eccedere in tastiere o pompose celebrazioni del Valhalla oppure di Odino & Co. Del resto la band è greca, gente del Mediterraneo, ma che non assorbe nulla dalla (ottima) scuola black metal nazionale. Compaiono anche dei momenti black ‘n roll, come per la pur epica “Vitalising the Red-Purple in Asher-Zemurium”. Un album che ha spessore, ricco di momenti evocativi o duri e spietati, ma che è un continuo forgiare di sequenze melodiche, dai differenti umori e sentimenti. Una delle migliori cose sentite quest’anno, appena trascorso.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10