(Street Symphonies / Bunrning Minds Group) Ho detto varie volte che la Scandinavia, ed in particolare la Svezia, è la nuova Los Angeles. Fin troppi gruppi che emergono da quel paese, ed in particolare dal sud ovest, Göteborg in particolare. Tra le varie bands di biondissimi, altissimi, occhi blu-issimi svedesoni scatenati… ce ne sono di patinate, di belle, di pulite, di profumate, di iper prodotte, alcune da hit e scalate della classifica. Nessuna di queste, però, si avvicina veramente alla scena ottantiana, quella che ha dato i natali a devastazioni della natura come Mötley Crüe, Ratt, W.A.S.P. o L.A. Guns… e sicuramente questi bei ragazzotti che nascono e prosperano in uno dei paesi più socialmente avanzati al mondo, difficilmente potranno mai avvicinarsi alla depravazione da cantina, sesso e droghe dei miti capostipiti del genere. Ma. C’è un ma. In tutta questa pulizia svedese iper bionda, in questo status sociale comodo e acculturato.. c’è ancora qualcuno che ama la sporcizia e, in ambito musicale. prende le distanze da igiene sonora, canzoni commerciabili e qualsivoglia tendenza dell’hard rock odierno perfetto per gli stores digitali. Questi qualcuno comprendono ed annoverano, con merito e gloria, gli Aerodyne! Sono in quattro, potrebbero fare i fighetti, potrebbero suonare puliti, melodici, sexy e pop… invece se ne fregano… si fanno una overdose di punk e la scaricano dentro una quarantina di minuti inglobante energia scatenata, dimostrando anche -tra le altre cose- di saperci fare e saper suonare bene! “As Above, So Below” è subito priva di rispetto. Così scontata e classica che ti vien voglia di spaccare tutto, scatenarti, bere, fumare! Su “Comin’ For You” il vocalist dimostra di che pasta è fatto e pure la divisione chitarre non scherza affatto nel dar vita ad una mid tempo energetica e coinvolgente. La title track è esplosiva. “Aerodynamic” è veloce e travolgente. Spudorata “Pedal To The Floor”, mentre “We All Live A Lie” offre l’impressione di diventare la power ballad obbligatoria… ma poi loro se ne fottono e spaccano tutto senza pietà… intensificando ulteriormente il peso con la successiva “Until You’re Gone”, canzone con una chitarra solista tutt’altro che scontata. “Setting Hell On Fire” è esageratamente old school metal… mentre trovo epica e quasi pop (sempre secondo lo standard scazzato degli Aerodyne) l’ottima “Run Away”, altro brano con una chitarra fantastica e delle linee di basso micidiali. Nemmeno la conclusiva “Back To Back” riesce ad essere dolce, marcando il traguardo che colloca questo lavoro tra i pochi album hard rock senza uno straccio di ballad strappa mutandine. Saranno belli, puliti, svedesi e rispettosi della società nordica, ma quando prendono in mano gli strumenti tutto diventa un dito medio molto ben visibile, molto ben esposto; un insulto esplicito verso tutti, nessuno escluso.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10