(Pest Productions) Release datata (fine 2018) che all’epoca non ha avuto il riscontro meritato, complice forse un’etichetta ‘remota’ (ubicata in Cina), per un black/post black di origine francese. Gli Aîn (attivi dal 2014 anche se dal 2007 erano già in circolazione con il moniker Codex Inferis) sono originari di Metz, giungono finalmente al debutto, dopo aver prodotto precedentemente solamente un demo ed un live in Bielorussia; ma nonostante la ‘freschezza’, convincono immediatamente, dando vita ad un disco contorto, complesso, infinitamente oscuro, lungo (oltre un’ora) ma ricco intensità, musicalità, arrangiamenti ricercati ed una registrazione decisamente esaltante, tanto che ogni singolo strumento arriva all’orecchio dell’ascoltatore costruendo un soundscape lacerate, letale, tagliente. Il loro aspro sound tipico del black transalpino incrociato con dettagli tecnici e teatrali di derivazione post, li affianca a band connazionali di spicco come Regarde Les Hommes Tomber, Au-Dessus o Maïeutiste ma anche -andando oltre oceano- a nomi come i Panopticon, tanto che questo “Stance I” si rivela introspettivo, glaciale, intenso e tecnico ma anche feroce e spietato. Crudele ma con deviazioni tra il depressive ed il liturgico la opener “I”, ambizioni deliziosamente progressive con “II”, un brano che oltre ad una chitarra squillante si rivela dannatamente cinematografico, catchy e provocante. Trame horror su “III”, tendenze malinconiche ed epiche su “IV”, mentre è innegabile la direzione atmosferica di “V”. Sofferenza con “VI”, percorsi imprevedibili su “VII”, stupenda “VIII”, con quei momenti palesemente inquietanti e le voci corali che portano la struttura del brano verso un black rituale, prima della conclusiva e suggestiva “IX”, una canzone con una venatura ancor più progressiva affiancata ad una infinita atmosfera ed una concreta intensità emozionale. Una celata perla di favolosa oscurità che sorprende fin dal primo ascolto, per poi accompagnare lentamente verso inferi inimmaginabili, dannazioni inconcepibili e condanne meravigliosamente disumane.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10