(Reaper Entertaiment) Annunciata da una foto promozionale veramente terribile, giunge in redazione la ristampa del secondo album dei finlandesi Altaria, uscito originariamente nel 2004: la band, attiva negli anni 2000, e che ha visto militare fra le proprie file Emppu Vuorinen dei Nightwish e Jani Liimatainen dei Sonata Arctica, si era sciolta nel 2016, ma ha deciso di tornare in pista e si annuncia con questa reissue, forte di due bonustracks (che però, stranamente, non fanno parte del package promozionale). Nella mia collezione ci sono i successivi “The fallen Empire” (del 2006) e “Unholy” (del 2009), orientati a un hard rock con molte venature power: all’epoca mi ero perso “Divinity”, che mi sembra sulla stessa linea, vicina a quella dei primissimi Stratovarius… forse con un approccio ancora più easy listening. Si parte con “Unchain the Rain”, tastierata come i vecchi Sonata Arctica e cristallina come le cose dei Celesty. Luminosa e sognante, a dispetto del titolo (ma non ho a disposizione i testi) “Prophet of Pestilence”; un impianto sonoro più duro nelle chitarre, vicino a certo Jorn Lande solista, per “Darkened Highlight”. Tastiere anni ’80 dominano l’adulta “Discovery”, “Haven” ha invece una melodia allegra ed aperta, da Freedom Call. “Stain on the Switchblade” è certamente il brano più power della scaletta, accanto agli Stratovarius citerei come fonte di ispirazione anche i Dreamtale, band che avrebbe meritato più di quanto non abbia raccolto; si chiude con l’hard’n’heavy sbarazzino di “Final Warning”. Un disco che merita di tornare sul mercato.

(René Urkus) Voto: 7,5/10