(Svart Records) I nipponici Anguis Dei mi hanno spaventato, sembrava dall’intro di essere di fronte al solito black (troppo) sinfonico. Per fortuna si trattava solo di un’apertura, giusto per lasciare lo spazio ad un paio di tracce di black piuttosto duro e diretto. Va detto che come tutte le produzioni con gli occhi a mandorla non c’è diciamo molta originalità e tutto, dai suoni all’immagine, risulta stucchevole, freddo e di mestiere. Ma non è una brutta pubblicazione, anzi. Diciamo che magari la passione è forse altro, ma almeno le quattro tracce non stancano, manco nella lunga suite ‘Origin’, unica pausa melodica del disco. Se i quattro giapponesi pubblicheranno ancora qualcosa lo faranno in modo posato e regolato, senza alti né bassi, questo è sicuro. Ma sempre a modo. Assolutamente inquadrati.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10