(InsideOut Music) Ventitré album in trent’anni di carriera sono il totale ritratto della van Giersbergen. La cantante olandese nel 2018 ha avuto il bisogno di realizzare qualcosa che fissasse i punti cardine della propria vita, capire le proprie sfide, trovare risposte e attraverso la musica. Lavora a queste canzoni in una casa vicino a un bosco ad Eindhoven, dove vive. Nel 2018 doveva nascere del nuovo materiale per i Vuur e tuttavia molti risparmi erano stati investiti per le registrazioni del primo album quanto l’andare in tour, tuttavia ulteriori investimenti altrettanto onerosi erano richiesti per continuare. Al contempo situazioni personali travagliate, è spostata con il batterista Rob Sneijders con il quale ha un figlio, si sono sommate al tutto. Questa registrazione alla quale ha dato una mano il produttore Gijs Coolen, è una delle cose più belle che l’ex voce dei The Gathering abbia mai realizzato. Se questo album è stato un mettere a fuoco se stessa, rifugiandosi in un periodo di solitudine, ha certamente creato un’istantanea sull’artista. La sua voce, come sempre eccezionalmente celestiale, passa attraverso una gamma di pezzi che sono un habitat naturale per la sua ugola. L’album ha un taglio leggermente folk, in un certo senso. C’è molta chitarra acustica, delle ottime percussioni che aprono a soluzioni ‘tribali’ quanto trascinanti, qualche strumento a fiato, altri a corda e dei sintetizzatori. Un insieme di elementi che creano pezzi d’atmosfera o strutture d’accompagnamento e con la centro lei, Anneke van Giersbergen. La cantante ha melodia nella voce, grazia, e la tecnica con la quale la controlla, gestisce e sviluppa e lo strumento supremo, il tutto. Circa quarantadue minuti, undici canzoni bellissime, senza volerne citare qualcuna perché potrebbe essere delittuoso per altre. Se per Anneke van Giersbergen c’è stato un momento complicato e difficile, da esso ne ha tratto qualcosa che è della vera arte.

(Alberto vitale) Voto: 10/10