copartizan3Gli Artizan (QUI recensito il precedente album, “Ancestral Energy”) sono fra le più interessanti nuove leve dell’us metal più ruvido e ‘cattivo’: il loro terzo disco conferma quanto di buono visto in precedenza. I nostri sbandierano forti somiglianze con i Queensryche dell’epoca d’oro, ed effettivamente la lunga titletrack di questo “The furthest Reaches” si può paragonare alle cose di “Operation: Mindcrime”: anche qui, inoltre, siamo in presenza di un concept (che resta, come in molti casi, parzialmente oscuro data l’assenza dei testi nel promopack – in ogni caso la materia è fantascientifica). Ma i nostri, come dimostra chiaramente un brano come “Hopeful Eyes”, si legano anche (se non addirittura in prevalenza) al sound di band come Metal Church o Vicious Rumors; la bella “The Cleansing” svela addirittura un feeling doomish. Ottima anche “Wardens of the new World”, che mescola tendenza prog a qualche influenza che viene addirittura dalla NWOBHM. Arrembante e complessa anche la conclusiva “Into the Sun”; la bonustrack sull’edizione limitata è la molto più melodica “Come sail away”. Ancora lodi per l’interpretazione vocale di Tom Braden, uno dei più capaci cantanti ‘alla Joacim Cans’, dal tono pulito ed evocativo; ancora una volta Matt Barlow è ospite su un brano.

(René Urkus) Voto: 7,5/10