(Lunar Apparitions) “Vvitchblood” uscì nel 2017 solo in digitale, seguito poi da qualche cassetta. Finalmente il secondo album di questa tetra e misteriosa one man band canadese diventa leggibile dal raggio laser, grazie alla filiale della Nebular Carcoma, la Lunar Apparitions. Xülthysy (anche ,mente dei Flešš), l’unico dio indiscusso dietro i Bašmu, travolge con macilenta oscurità l’ascoltatore, condannandolo ad una pena di otto contorte e destabilizzanti tracce. La title track è ambient infernale che sfocia in un lo-fi perverso e privo vita. Divaga una ipotesi di melodia con “Majestic Serpentine Temples”, canzone con un arpeggio confuso tra un drumming piacevolmente troppo invasivo e linee vocali sepolte nelle tenebre. Furiosa e dissacrante “Crimson Eyes of Djinn”, depressiva, ruvida e graffiante “Binding of Shadow Spirits”. Idee vagamente avant-garde travolte da un lo-fi crudele su “The Crooked Wand of the Ophidian Craft”, mentre “The Demonic Oath” riporta agli albori più caotici del black metal, con una disumana aggravante dovuta al freddo dell’estremo nord America. Invitante l’arpeggio seducente della mefitica “Crystalline Prison of Souls”, mentre un outro ambient dal sapore siderale chiude il sipario su questa perla di maledizione. Puro black: pieno di antichità, di qualità scadente, di lo-fi minimalista, di cantine pregne di putrefazione, morte, pessimismo, privazione di luce e negazione della speranza. Rituali, magia nera, satanismo, vampirismo, rituali di sangue, odio verso chiunque, presenti compresi. Puro e grezzo in maniera illimitata!

(Luca Zakk) Voto: 7/10