copbanisher(Unquiet Records) Già in giro per il primo album “Salughterhouse”, i polacchi Banisher si riaffacciano nella scena polacca, e magari in quella internazionale, con un nuovo album che vive su un estremismo ben calcolato. Un miscuglio di thrash e death, con innesti metalcore che riassumono la tradizione polacca e alcune strutture ‘matematiche’ del tehnical death metal sia europeo che americano. “Scarcity” ha qualche richiamo ai Cryptopsy, per alcuni abbinamenti tra pattern e riff, Decapitated, Dillinger Escape Plan, Dying Fetus e contemporaneamente riesce a proporre qualcosa di più personale, visto che questa band ha un modo di suonare piuttosto pulito, pur senza rivelarsi laccata. Già gli assoli delle chitarre sono contraddistinti da un certo tocco, mentre i pattern ritmici sono un caos che si evolve ad ogni colpo e sul quale tutto il sound poggia sicuro. Melodicamente i Banisher sono una band che non concede chissà quali grandi aperture, ma al contempo ha una solidità e qualità esecutiva che rendono i pezzi di un certo interesse. Tytus, il cantante, si esprime attraverso il growl, alcuni inserti in scream, ma il growl è sovrano e a volte si tramuta anche in un grugnito. Alcune parti sono espressamente tecniche, scomposte in ritmi dispari o controtempi, eppure il fluire del pezzo non diventa oppressivo e fine a se stesso per tutta la tecnica dimostrata. Tornando al discorso sulle melodie, i Banisher eseguono alcuni stralci, come la breve strumentale “Incentives”, assolutamente privi di tecnicismi e contorsioni di sorta: in questi casi la band punta sull’immediatezza e dunque le composizioni restano bene impresse nella testa dell’ascoltatore. Piccoli momenti in cui tirare il fiato e svelare un esiguo margine di fantasia. Come dimostra anche la simpatica “Benny Hill”.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10